Mario Grosso, ingegnere ambientale e professore al Politecnico di Milano, autore del libro L’ultima auto a benzina – La mobilità sostenibile per il XXI secolo (Zanichelli, 2018) racconta in questo breve testo della collana Chiavi di lettura qual è la situazione attuale della mobilità e come potrebbe cambiare se ci spostassimo soltanto con mezzi non inquinanti. Lo fa in un modo chiaro e lucido, permettendo anche a chi non ha particolari conoscenze tecniche di capire a fondo perché i combustibili fossili non possono più essere utilizzati in modo indiscriminato per alimentare le automobili.
Da “Grande, privata e fossile” a “Piccola, condivisa ed elettrica”
Il libro si apre con una panoramica sulla mobilità urbana di 3 realtà occidentali: gli Stati Uniti, l’Italia e la Danimarca. Mentre quest’ultima ha praticamente sostituito il trasporto in automobile con quello su bicicletta o cargo bike (tricicli da carico adatti a trasportare bambini o merci) gli USA e il Bel Paese sono ancora molto lontani da questo obiettivo, dove maggior parte degli spostamenti, anche brevi, avviene ancora sulle comode 4 ruote dell’auto privata. Il trasporto su auto privata, spesso grande per ragioni culturali e pratiche, e alimentata prevalentemente a benzina (grande, privata e fossile) andrebbe al più presto sostituita con mezzi non inquinanti come la bicicletta o almeno con auto meno dannose per l’ambiente, come le auto elettriche, meglio se utilizzate in condivisione tramite car sharing (ed ecco la mobilità piccola, condivisa ed elettrica). Secondo gli accordi internazionali di Parigi del 2015, è necessario che la temperatura globale non aumenti più di 2 gradi centigradi, o, ancora meglio, di 1,5 gradi nei prossimi anni. Durante la recente conferenza di Katowice (3-14 dicembre 2018, di cui abbiamo parlato qui) inoltre, è stato reso chiaro come sia ancora più urgente il cambio di rotta.
La mobilità elettrica
L’autore, grande propugnatore della mobilità sostenibile, di cui scrive anche sul suo blog ci spiega in modo chiaro e scorrevole il funzionamento dell’auto a motore a scoppio paragonato a quello elettrico. I vantaggi dal punto di vista ambientale nell’utilizzo di quest’ultima sono innegabili, per via delle emissioni non inquinanti. Il problema però delle auto elettriche sta nella produzione e nello smaltimento delle batterie, e nella produzione dell’energia elettrica per alimentarle, che renderebbero il passaggio all’auto elettrica decisamente meno sostenibile se non avviene in modo corretto. È importante quindi, secondo Grosso, fare sì che il ciclo di vita delle batterie sia il più lungo possibile e che il loro riciclo avvenga in modo corretto. Allo stesso modo, è necessario che la produzione dell’energia elettrica per far muovere i veicoli sia il più possibile pulita, derivata quindi da fonti rinnovabili.
Se per l’automobile queste sono le speranze dell’autore per il futuro, risulta invece difficile il cambiamento relativamente alla mobilità sulle grandi distanze, quindi quella aerea, che non può prescindere dall’utilizzo dei combustibili fossili, a meno che non si utilizzino veicoli tipo dirigibili, che però rallenterebbero decisamente i tempi di percorrenza. Il caso in cui invece la situazione del trasporto aereo rimanga la stessa di oggi, sarebbe importante che le compagnie aeree si impegnassero in costosi metodi di stoccaggio e riciclo della CO2 immessa nell’atmosfera.
Il futuro
Possedere un’automobile grande, confortevole e gradevole alla vista è stato certamente un must delle generazioni passate: Grosso ci mostra in un grafico come invece a partire dal 2005 negli USA sia crollato il numero di giovani che hanno guidato e hanno ottenuto la patente di guida. Siamo nel bel mezzo di un cambiamento culturale o è ancora troppo presto? Le nuove generazioni saranno in grado di invertire la rotta? Sicuramente, il fatto che sotto Trump un paese come gli USA si sia ritirato dagli accordi di Parigi (anche se abbiamo recentemente avuto qualche segnale positivo) è un evento gravissimo.
Altra tematica relativa al futuro della sostenibilità ambientale è spiegata con la cosiddetta curva di Kuznets:
La curva mostra come ci sia un aumento importante delle emissioni inquinanti in concomitanza con l’aumento del reddito, e quindi del benessere della popolazione. La curva continua a salire fino al cosiddetto “punto di svolta”, che è il momento in cui il Paese ha raggiunto una condizione tale di benessere da far sì che le tematiche ambientali come mobilità sostenibile e gestione dei rifiuti diventino una priorità. La Cina, nell’analisi dell’autore, si sta avvicinando al punto di svolta, mentre paesi come la Danimarca l’hanno già superato. La speranza è che più Paesi possibili “superino il punto di svolta”, stabilendo come priorità quella della tutela ambientale. Il cambiamento climatico è già in atto, e anche tutti noi nel nostro piccolo, anche con la scelta del mezzo di trasporto da utilizzare, possiamo fare qualcosa per contenerlo, o, almeno, per non peggiorare una situazione già decisamente preoccupante.
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