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Complessità: dalla scienza alla società

Un’ampia riflessione sul modo della scienza di affrontare la complessità e sulle lezioni che possiamo trarne per gestire al meglio la società.

“Siamo abituati a vedere la scienza come qualcosa di lontano astratto che ci offre verità universali definitive sul mondo e, dunque, anche su come vivere e pensare”.

Prendiamo ad esempio la fisica teorica e il Modello Standard. Con una sola equazione, anche se molto complessa, siamo in grado di descrivere tutte le particelle che conosciamo e tutte le loro possibili interazioni con un livello di dettaglio enorme. Lo stesso si può dire in cosmologia con la capacità della Relatività Generale di descrivere i fenomeni che osserviamo. È proprio quella scienza pronta a corrispondere alla descrizione di scienza fredda data da Ignazio Licata, fisico teorico dell’ISEM (Institute for Scientific Methodology) nel suo libro “Complessità, un’introduzione semplice” (Di Renzo Editore, 177 pagine, 16€).

La cosmologia come la fisica teorica sono quel tipo di discipline che portano ad alimentare la cosiddetta scienza ideologica, quella delle supposte verità universali, ovvero “l’idea della scienza ‘delle cose che stanno così’. Non importa poi se ci sono altri approcci e altre teorie possibili, e non importa se non ci viene rivelato nulla sulla natura del problema e sul dibattito scientifico, ma ci viene elargito soltanto il proclama semplificato della sua soluzione”, scrive l’autore.

Ma come si può spiegare su queste basi perché esistono solo una ventina di amminoacidi? Un evento casuale avvenuto miliardi di anni fa ai primordi dell’evoluzione della vita ha fissato il loro numero, ma non si tratta certo di un qualcosa di necessario o di universale così come non lo è il modo in cui si ripiegano le proteine in particolari processi (il cosiddetto folding). In questi casi anche se abbiamo una buona descrizione del sistema, a causa delle sue caratteristiche non siamo in grado di spiegarne in maniera univoca lo stato o prevederne l’evoluzione.

Capire la complessità

Alla base di discipline come la cosmologia e la fisica teorica vi è un approccio riduzionista che porta a studiare i sistemi fisici riducendoli allo studio del comportamento dei loro mattoni fondamentali. È un modo di procedere consolidato che risale agli albori della scienza moderna e ha portato a notevoli successi. Tuttavia questo approccio si rivela insufficiente quando affronta sistemi complessi. È proprio questa constatazione il punto centrale da cui parte l’esposizione sulla complessità portata avanti da Licata nel suo libro. A cavallo tra l’epistemologia e la divulgazione scientifica, il suo è un tentativo di rendere accessibile delle riflessioni molto articolate sulla scienza della complessità e il ruolo che può giocare nella società e nell’economia. Questi infatti sono sistemi complessi in cui un approccio riduzionista, anche se può descriverne alcuni aspetti, rimane del tutto insufficiente.

I sistemi complessi si trovano in quella sottile terra di mezzo tra ordine e caos dove le proprietà generali non derivano direttamente da quelle degli elementi base. Possono emergere infatti fenomeni collettivi, intrecciarsi azioni tra il sistema e l’ambiente e tra elementi stessi del sistema al punto che un approccio che riduca il tutto alle proprietà degli elementi base diventa incapace di descrivere le proprietà generali del sistema. Insomma, siamo nel caso in cui il totale non è la semplice somma delle parti. È il campo in cui si trovano i superfluidi, la meteorologia, i sistemi viventi, ma anche le aziende, le crisi finanziarie e le società animali.

La via di uscita della scienza dall’impasse del riduzionismo è un approccio costruttivista rinunciando alla possibilità di raggiungere una teoria del tutto. I sistemi complessi richiedono infatti più modelli per essere descritti a seconda degli aspetti che si vogliono mettere in luce senza che però questi modelli siano legabili tra di loro. Le risposte che può dare la scienza sono quindi sempre parziali e mai definitive.

Non solo fisica teorica

Ma cosa dire di sistemi come il mercato o la società? La grande differenza è che in questo caso si tratta di sistemi che hanno cognizione di sé e che si pongono il problema del futuro. Questo vuol dire che possiamo capire cosa accade e cambiarlo, ma a parte questo si tratta di sistemi complessi per cui valgono le considerazioni già fatte. Anche in questi ambiti però l’approccio riduzionista la fa da padrone portando a considerare le aziende come macchine, le persone come consumatori, la competizione come un gioco e il management come il calcolo della soluzione per vincere. Il risultato è una visione dell’azienda tanto appiattita e incentrata sulle idee di competizione e innovazione da assorbire “ogni altra capacità del sistema di trasformarsi ed elaborare informazioni”.

Lo stesso meccanismo è quello che porta a immaginare uno sviluppo infinito. Tuttavia le lezioni imparate dalla scienza dei sistemi complessi sono applicabili anche in questi contesti apparentemente differenti, in quanto le loro dinamiche hanno in realtà molti aspetti in comune. Anche in questi ambiti occorre perciò integrare la visione riduzionista con una maggiore apertura logica, ovvero attraverso una maggiore capacità di cogliere la complessità facendo ricorso a modelli differenti a seconda degli aspetti del sistema che si vuole comprendere. Questo secondo Licata deve portare ad andare oltre l’idea della sola competitività, come hanno fatto ad esempio due recenti discipline, la bioeconomia e l’ecofisica.

Occorre sfuggire anche all’idea della possibilità di prevedere l’evoluzione del sistema a causa del continuo emergere di nuovi fenomeni che richiedono nuovi modelli interpretativi. Si tratta perciò “di fare teoria in corsa”, seguendo l’evoluzione del sistema passo passo. Comprendere perciò non è prevedere, ma gestire e pilotare il sistema e il management deve tenerne conto rinunciando all’idea che esista una soluzione ottimale e sviluppando una maggiore apertura logica e la capacità di rimodellarsi sulle emergenze.

Licata ci guida attraverso queste riflessioni con un linguaggio ricco ed elevato, proponendo concetti e argomentazioni spesso di tipo filosofico, ma facendo continuo ricorso a esempi scientifici. È un libro non che non propone una semplice divulgazione, indirizzato non tanto a un largo pubblico appassionato di scienza, quanto a coloro che sono interessati anche al dibattito filosofico attorno alla conoscenza scientifica e ai suoi limiti e che hanno voglia di approfondire il legame tra questi e la società.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Vincenzo Senzatela
Appassionato di scienze fin da giovane ho studiato astrofisica e cosmologia a Bologna. In seguito ho conseguito il master in Comunicazione della Scienza alla SISSA e ora mi occupo di divulgazione scientifica e giornalismo ambientale