Che cos’è il disturbo bipolare?
Importante causa di disabilità, il disturbo bipolare tra i 15-49 enni è al quarto posto in Italia per anni di vita in salute persi.
Il 30 marzo, anniversario della nascita dell’artista Vincent Van Gogh, è la giornata mondiale dedicata al disturbo bipolare, promossa dalla International Society for Bipolar Disorders. Per chi convive con una malattia mentale, l’isolamento in cui siamo costretti a causa dell’emergenza sanitaria COVID-19 è una sfida particolarmente dura perché il supporto sociale è fondamentale per il mantenimento del benessere. L’ISBD invita quindi le organizzazioni che si occupano di salute mentale a partecipare anche quest’anno al World Bipolar Day, promuovendo iniziative online, come webinar in diretta, video, post sui social media e sui blog.
Per chi soffre di questo disturbo, il WBD è infatti un’opportunità per connettersi con gli altri, e per avere accesso a risorse e relazioni che possono migliorare la loro vita attraverso la giusta terapia. Lo scopo dell’iniziativa è anche quello di combattere lo stigma sociale associato alla malattia che, come spesso accade per i disturbi psichiatrici, rende ancora più difficile accettare la propria condizione.
In tutto il mondo nel 2017 quasi 46 milioni di persone soffrivano di disturbo bipolare. Nello stesso anno i nuovi malati sono stati 4 milioni e mezzo. Secondo l’NIMH (National Institute of Mental Health) la malattia interessa circa l’1% della popolazione al di sopra dei 18 anni.
Anche in Italia le percentuali sono simili. Secondo i dati del Global Burden of Disease, il disturbo colpisce circa 956 persone ogni 100.000 (0,956%) ed è leggermente più diffuso tra le donne (1.137 contro 764 uomini). Nel nostro paese rappresenta una delle principali cause di disabilità per disagio mentale. Tra i 15-49enni la malattia è al quarto posto della classifica per anni di vita in salute persi (DALY), preceduto da depressione, ansia e disturbi da uso di sostanze.
Il disturbo bipolare o maniaco depressivo è un disturbo mentale che provoca cambiamenti insoliti nell’umore, nell’energia e nella capacità di svolgere attività quotidiane. Chi ne soffre passa da episodi di estrema euforia ed eccitazione (episodi maniacali o ipomaniacali) ad altri di grave depressione (episodi depressivi). Si parla di disturbo bipolare solo se il paziente ha avuto almeno un episodio maniacale o ipomaniacale, alternato a episodi depressivi. La malattia può comparire in qualunque momento ma di solito il primo episodio si manifesta in giovane età, tra i 19 e i 29 anni, con un picco a 21 anni.
Tipo I e tipo II
Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) distingue tre forme della malattia: il disturbo bipolare di tipo I e II e il disturbo ciclotimico. Il tipo I è caratterizzato da un’alternanza di fasi maniacali intense (o che durano almeno 7 giorni) e fasi depressive. Tra gli adolescenti che soffrono di episodi frequenti di depressione, circa il 10-15% sviluppa un disturbo bipolare di tipo I. Il tipo II si distingue invece per la presenza di uno o più episodi depressivi maggiori accompagnati da almeno un episodio “ipomaniacale”, cioè meno intenso rispetto all’episodio che si verifica nel tipo I. La forma I ha un’incidenza simile nei due sessi, mentre nella forma II l’impatto è maggiore sul sesso femminile.
Il disturbo ciclotimico si caratterizza per la presenza, per almeno due anni, di episodi ipomaniacali e di periodi con sintomi depressivi, che non possono essere classificati come episodi di depressione maggiore. Esiste poi il Disturbo bipolare Non Altrimenti Specificato (NAS) che include disturbi con caratteristiche bipolari che non soddisfano i criteri delle altre categorie. Ad esempio quando vi è alternanza molto rapida, nel giro di giorni, di sintomi maniacali e depressivi che non soddisfano i criteri di durata minima per un episodio maniacale o per un episodio depressivo maggiore.
La diagnosi di disturbo bipolare non è semplice. Spesso la malattia viene confusa con la depressione o con la schizofrenia e possono volerci anche molti anni prima che venga riconosciuta. Il trattamento prevede una combinazione di terapia farmacologica e di psicoterapia, con l’obiettivo di controllare le variazioni dell’umore e gli altri sintomi bipolari.
Molto importante per la terapia si è rivelata anche la psicoeducazione, un intervento rivolto al paziente e ai suoi familiari che consente di migliorare la conoscenza del disturbo e delle sue possibili conseguenze. Un vero e proprio “manuale di psicoeducazione”, molto utile soprattutto per i giovani che soffrono della malattia, per familiari e amici, è la graphic novel “Marbles”. La storia a fumetti della disegnatrice americana Ellen Forney racconta la sua esperienza con il disturbo bipolare, dalla difficoltà di accettare la diagnosi e l’iniziale rifiuto della terapia farmacologica fino allo sviluppo della consapevolezza e dell’accettazione della propria condizione.
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