DOMESTICIRUBRICHE

Cani, una vita attiva li rende meno timorosi

Lunghe camminate, luoghi nuovi, interazioni frequenti con cani e persone mai incontrati prima. Passeggiatina e vita domestica non bastano: sono queste le esperienze che "preparano" un cane a vivere con meno paura di ciò che non conosce.

Nel 2020 su OggiScienza abbiamo raccontato uno studio sulle paure e le insicurezze dei cani e sui legami osservabili tra tipologie di paure.

Lo studio era stato condotto da un team di ricerca dell’Università di Helsinki su un campione di circa quattordicimila cani. Lo stesso gruppo ha condotto una nuova indagine a partire dallo stesso campione di individui, proprio perché paure come l’ipersensibilità ai rumori (pensiamo ai fuochi d’artificio, al traffico cittadino, ecc), l’incapacità di vivere serenamente nuove situazioni o il timore di camminare su superfici non conosciute (le griglie, piani inclinati o scivolosi) – le cosiddette paure non sociali – sono incredibilmente comuni nei nostri cani. Soprattutto nei cani che vivono in città.

Ecco che il team di ricerca si è quindi chiesto: perché questa differenza tra cani cittadini e cani che vivono in zone rurali?

Il ruolo dell’esercizio fisico

In questo secondo studio “è stato dimostrato che l’esercizio fisico ha un effetto positivo sull’umore nei cani così come negli esseri umani. In quanto animali sociali, i cani amano fare attività con i loro proprietari, ma allo stesso tempo, i proprietari di cani paurosi spesso non fanno attività di addestramento o altro genere di attività in esterno perché sono stressati per i loro cani”, ha affermato in una nota alla stampa Emma Hakanen, ricercatrice alla Facoltà di Medicina dell’Università di Helsinki.

È vero, a volte tendiamo ad essere molto protettivi con i nostri amici a quattro zampe e, se temiamo di poterli stressare, allora evitiamo di fare attività e socializzazioni che potrebbero metterli in difficoltà. Una campana di vetro, la nostra, che, come spesso succede, fa più male che bene. Questa indagine indica chiaramente che è proprio una socializzazione insufficiente dei cuccioli a varie situazioni e in particolare ai nuovi ambienti ad avere un forte legame con la nascita della paura legata a situazioni nuove, rumori forti e diverse superfici. Inoltre, è stato osservato come la compagnia di altri cani abbia ridotto il verificarsi di una paura non sociale.

Secondo i ricercatori, sono i cani di proprietari inesperti ad avere maggiori paure, proprio perché questi, non sapendo affrontare le situazioni di stress del proprio cane, tendono a evitare le potenziali difficoltà. Questo non permette al cane di sviluppare competenze che lo proteggeranno dal provare nuove, inspiegabili paure nel corso della vita. Anche l’incapacità di molti neoproprietari di gestire le situazioni di interazione tra cani li porta a evitare momenti importanti di socializzazione e di vita attiva. Un aspetto rilevante da ricordare per ridurre le paure non sociali.

La paura non sociale

Come già osservato da ricerche precedenti e confermato in questo studio, la paura non sociale è più comune nelle femmine sterilizzate e nei cani di piccola taglia. La sensibilità al rumore e la paura di nuove situazioni sono più comuni nei cani sterilizzati che nei cani interi e le femmine non sterilizzate sono più paurose in situazioni nuove rispetto ai maschi non castrati. Tra maschi e femmine sterilizzati, invece, non ci sono differenze importanti. In questo caso, comunque, gli autori ci tengono a sottolineare la necessità di nuove e più specifiche indagini, poiché i dati risultano a volte contraddittori.

Non solo. Sono state identificate differenze significative tra le razze sia per quel che riguarda i livelli di paura che la tipologia. Il Welsh Corgi Pembroke, ad esempio, è più sensibile al rumore ma ha poca paura delle superfici sconosciute. Questa, invece, è più comune tra Schnauzer nani, Chihuahua e Labrador, a loro volta poco sensibili al rumore. Ciò significa anche che alcune razze più predisposte allo sviluppo di paure non sociali necessiterebbero di una vita particolarmente attiva.

I risultati suggeriscono, infine, che la paura non sociale è più comune in cani adolescenti e adulti. La probabilità di sensibilità al rumore e paura di nuove situazioni si è mostrata maggiore in queste fasce d’età (non a caso quelle in cui un cane è particolarmente desideroso di interazione e vita attiva) e minore in cuccioli e cani anziani.

Cosa significa “stile di vita attivo”

I pomeriggi passati insieme sul divano, quindi, o i semplici “giretti-pipì” sotto casa non sono affatto sufficienti. Perché per vita attiva e sociale si intendono lunghe passeggiate in ambiente naturale, giornate all’aperto, momenti di socializzazione con cani e persone in spazi adeguati, l’avventura delle nuove situazioni e dei posti mai annusati prima. Qualcosa che la campana di vetro, il solo centro città o la più vicina area cani non possono offrire.

Come affermano gli autori dello studio, “abbiamo eseguito uno dei più grandi studi di indagine sul comportamento dei cani per comprendere i fattori ambientali e demografici che predispongono alla paura. Ci siamo focalizzati in particolare su quattro tipologie di paura non sociale – vale a dire la paura di fuochi d’artificio, tuoni, nuove situazioni e superfici e altezze – e siamo stati in grado di rivelare un insieme diversificato di fattori di rischio associati, evidenziando anche il ruolo della predisposizione genetica.

Questo studio sottolinea l’importanza della socializzazione nella prima infanzia e di uno stile di vita attivo e sociale per prevenire la paura non sociale, fornisce la prima descrizione dei fattori legati alla paura delle superfici e delle altezze e identifica nuovi fattori di paura non sociale come l’urbanizzazione. Le conoscenze acquisite da questo studio possono essere utilizzate per migliorare la gestione, le condizioni di vita, il benessere e l’allevamento dei cani da compagnia, guidando al contempo futuri studi molecolari”.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Fotografia: Pixabay

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.