I cercopitechi malati fanno meno grooming
Quando sono infettati da parassiti intestinali ricevono le attenzioni dei compagni ma non le ricambiano. Un nuovo studio mostra come vari il comportamento animale quando di mezzo c'è una malattia.
Che l’essere malati influenzi il comportamento degli animali può non sembrare particolarmente sorprendente: in fondo anche noi sperimentiamo, per esempio, sensazioni di debolezza che ci fanno passare ogni voglia di fare due chiacchiere, preferendo restare tranquilli a letto. È interessante però vedere cosa succeda nelle altre specie e come un’infezione influenzi i rapporti dell’individuo con il resto del gruppo. In uno studio recentemente pubblicato su PLOS ONE, un gruppo di ricercatori mette in relazione l’attività di grooming del cercopiteco verde con l’infezione intestinale dovuta ai nematodi del genere Trichuris, mostrando come, pur non disdegnando il grooming da parte dei compagni, gli individui infetti lo pratichino significativamente di meno agli altri.
Grooming e parassiti
Le attività di grooming, come il tempo che gli animali passano a pulire il mantello di un altro individuo del gruppo, hanno un ruolo ambivalente nella trasmissione di patogeni: da una parte, infatti, possono aiutare a ridurre i parassiti come le zecche e le infezioni correlate (hygiene hypothesis); dall’altra, portando gli individui in stretta vicinanza, possono invece facilitare la trasmissione di alcune malattie. Ed è anche noto che, in diverse specie, il rischio di contrarre infezioni altera le dinamiche di gruppo, facendo sì che gli individui si tengano a distanza da quelli che presentano segni di malattia o si auto-isolino dal gruppo.
Nello studio appena pubblicato, oggetto dell’indagine era il cercopiteco verde (Chlorocebus pygerythurus), una piccola scimmia che vive nel sud-est africano. I ricercatori hanno voluto indagare se la presenza di parassiti intestinali potesse essere messa in relazione con il tempo speso a fare grooming, guardando sia a quello fatto agli altri individui sia a quello ricevuto. Per farlo, oltre a osservare per un anno agli animali, i ricercatori hanno analizzato i campioni fecali per individuare i parassiti intestinali.
Incrociando i risultati delle analisi fecali con le osservazioni del comportamento, ciò che lo studio ha osservato è che gli individui infettati da nematodi del genere Trichuris, i più abbondanti tra quelli rilevati, dedicano significativamente meno tempo a fare grooming ai compagni, anche se lo accettano quando è un compagno a farlo a loro. «I cercopitechi infettati mostrano una leggera letargia, ma l’aspetto più interessante è che lasciano comunque che i compagni li toelettino; solo, non lo fanno agli altri», spiega in un comunicato Brandi Wren, primatologa alla Purdue University e prima autrice dello studio.
Di per sé, la parassitosi non sembra influenzare profondamente il comportamento delle scimmie. Tanto che, continua la ricercatrice, «non avremmo potuto dire quali fossero infette semplicemente osservandole. Non ci sono altri segni di parassitosi a parte il comportamento sociale, e il comportamento è spesso molto difficile da osservare. È necessario seguire un individuo per un certo tempo e raccogliere i dati per accorgersene; l’effetto è mascherato dalla complessa rete d’interazioni».
Se studi il comportamento, considera le malattie
Questo non è il primo studio a mostrare l’effetto dell’infezione sul comportamento. Anzi, un lavoro pubblicato nel 2017 su Science Advances aveva mostrato come i mandrilli tendessero a evitare di toelettare i compagni infetti, e come ricominciassero invece dopo che i compagni erano stati trattati per eliminare i parassiti. Nei mandrilli, insomma, c’è una forma di distanziamento degli individui malati, che gli autori chiamano “immunità comportamentale”.
Quello mostrato nello studio su PLOS ONE è, naturalmente, un po’ diverso: intanto perché a essere influenzato dall’infezione è il comportamento dell’individuo malato, non dei compagni; e poi perché non mostra che il cercopiteco infettato non evita i compagni ma semplicemente diminuisce il grooming nei loro confronti. Una possibile spiegazione suggerita dai ricercatori è che l’infezione porti a una ridotta motivazione a interagire con gli altri; un po’, si potrebbe dire, come quando stiamo male e vogliamo solo starcene tranquilli a letto.
Questo studio richiama alla necessità di approfondire ulteriormente la relazione tra parassitosi e infezioni con il comportamento animale. Anche, per esempio, nell’ottica di tenerne in conto negli studi sulla personalità degli animali non umani, sempre più diffusi. «Ci sono individui che, nell’osservarli, potrebbero farci pensare “accidenti, ma guarda che cretino, lascia che tutti lo toelettino ma lui non ricambia con nessuno”. Ma ciò che attribuiamo alla personalità potrebbe dipendere solo dal fatto che ha l’intestino pieno di parassiti», conclude Wren.
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