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Criceti, i consigli per una gestione corretta

Una gabbia attrezzata e di dimensioni idonee, alimentazione varia e contatti con gli umani molto delicati: gli aspetti più importanti da tenere a mente quando si sceglie di comprare o adottare un criceto.

I criceti sono piccoli roditori frequentemente presenti nelle case come pet: per molti aspetti, sono considerati animali semplici da gestire e con relativamente poche necessità. Ma, come per ogni altra specie, questo è vero solo fino a un certo punto e la scelta di averli come animali domestici va presa in modo responsabile, prestando attenzione ad alcune delle loro necessità che non sempre sono note a tutti. Ne parliamo con Laura Carminati, veterinaria specializzata nella cura degli animali esotici e membro del direttivo dell’Associazione Veterinari Esotici di Milano.

Alimentazione: l’importante è la varietà

«Alimentazione e organizzazione dell’ambiente scorretti sono tra gli elementi che più spesso osserviamo causare problemi ai criceti», spiega la veterinaria. «E dunque i primi cui prestare attenzione quando si sceglie di acquistarne o adottarne uno: questo è particolarmente importante se si considera che in commercio si trovano molti prodotti che, pur essendo venduto come specifici per criceti, non sono in realtà del tutto idonei».

Le specie di criceto tenute come pet sono relativamente poche (si tratta infatti sostanzialmente del criceto dorato, del russo, del siberiano, del criceto di Roborowkij e del cinese) e molte delle considerazioni per una corretta gestione sono applicabili a tutti. A partire proprio dall’alimentazione: i criceti sono animali onnivori e in natura possono anche cacciare alcuni piccoli animali, come gli insetti, per cui l’alimentazione in ambiente domestico dev’essere il più varia possibile. «In clinica, uno dei problemi che si osserva più spesso nei criceti è l’obesità. Proprio per la loro capacità di mangiare di tutto (che magari evita problemi come le carenze vitaminiche), i proprietari tendono a eccedere in quantità o con specifici alimenti scorretti», spiega Carminati.

«Esistono in commercio diversi cibi pronti, per i quali però il proprietario deve assicurarsi che non abbiano una prevalenza di semi. Quelli di girasole, in particolare, sono ampiamente impiegati sia perché economici sia perché apprezzatissimi dai criceti: tuttavia, si tratta di un alimento molto grasso e poco proteico, che risulta sbilanciato nella dieta. Per questa ragione consigliamo, nel caso dell’acquisto di mangimi molto ricchi di semi di girasole, di rimuoverli manualmente», spiega Carminati. Insomma, anche se nell’immaginario comune il criceto ha tipicamente tra le zampe un seme di girasole (ricordate il manga e poi cartone animato Hamtaro, con il criceto protagonista spesso circondato proprio da semi di girasole?), questo è in realtà un alimento da fornire in modo oculato.

«Inoltre, nell’ottica di variare quanto più possibile l’alimentazione, anche i mangimi pronti devono essere alternati con altri cibi: piccole porzioni di legumi, formaggio fresco, verdure e, una o due volte la settimana, un po’ di frutta. Prestando attenzione, con quest’ultima, a evitare gli eccessi, perché molto zuccherina». Ancora, spiega la veterinaria, meglio rivolgersi a un esperto anche nella scelta delle verdure, perché alcune sono meno consigliabili di altre. Per esempio, il pomodoro è molto acquoso e dunque tende a riempiere il criceto senza tuttavia assicurargli un adeguato apporto calorico.

In generale, poi, è bene assicurarsi che il criceto abbia piccole quantità di cibo sempre a disposizione, perché è un animale che mangia poco ma spesso. Insieme al cibo, ovviamente, dev’essergli messa a disposizione dell’acqua, magari con un apposito beverino (la verdura fresca da sola non gli garantisce un sufficiente apporto d’acqua!).

Una gabbia “ricca”

«Sempre nell’ottica di evitare problemi di obesità, che sono poi associati ad altri disturbi, nonché per evitare lo stress in gabbia, il secondo elemento da prendere in considerazione è l’ambiente in cui il criceto viene tenuto», continua Carminati. Intanto nelle sue dimensioni: nei negozi di animali si trovano gabbia di ogni dimensione e orientarsi può non essere facile. Ma meglio evitare le gabbie piccole, anche se magari sono più facili da posizionare in casa… Anzi, il criterio su cui basare la scelta è, semmai, “gabbia il più grande possibile”. «Anche se in ambiente domestico i criceti non sono spinti a muoversi per areali abbastanza vasti per la ricerca del cibo, come invece avviene in natura, rimangono animali curiosi e che hanno bisogno di muoversi ed esplorare. La gabbia deve quindi garantire uno spazio sufficiente, magari disponendosi su più piani, e risulta fondamentale l’arricchimento ambientale: tunnel, scale, passerelle e giochi, oltre alla classica ruota, sono tutti elementi importantissimi per la gabbia del criceto. Alcuni elementi (come la ruota) possono essere fissi; altri possono invece essere fatti variare e cambiati a rotazione, così che si mantenga l’elemento di novità».

Al contrario di quanto avvenga per altri animali tenuti come pet, infatti, è sconsigliato lasciare il criceto libero in una stanza, seppure sotto supervisione del proprietario. Proprio a causa delle piccole dimensioni, senza contare che si tratta di animali veloci e abili a infilarsi in piccoli nascondigli, i rischi tendono infatti a essere maggiori dei benefici; è per questa ragione che la gabbia deve offrire al criceto tutto ciò di cui ha bisogno per il benessere psicofisico.

Nella gabbia non devono inoltre mancare un riparo, una “cuccia” in cui il criceto possa nascondersi e accumulare il materiale per fare il nido, rametti specifici da rosicchiare (ricordiamo che, come tutti i roditori, i denti dei criceti sono a crescita continua, per cui è importante che abbiano qualcosa da rosicchiare per evitare problemi) e una lettiera. «I criceti sono infatti animali puliti, che tendono a fare i loro bisogni sempre nello stesso angolo della gabbia. Fornire loro una lettiera idonea aiuta quindi le operazioni di pulizia: possiamo rimuoverla quotidianamente senza dover smontare e lavare tutta la gabbia, operazione che può risultare stressante per il criceto», spiega la veterinaria.

Un occhio ai materiali

Sempre a proposito delle gabbie, è importante anche scegliere con attenzione i materiali impiegati per i diversi arricchimenti ambientali, e anche a quelli impiegati per la pulizia. Intanto, il fondo della gabbia dev’essere rivestito con materiali morbidi e assorbenti: ne esistono diversi tipi, ma l’importante è evitare materiali che creano polvere e hanno forti odori, come le lettiere per gatti, perché possono creare problemi all’apparato respiratorio dell’animale. «In quest’ottica, è anche importante evitare detergenti aggressivi come la candeggina quando si lava la gabbia», continua Carminati. «Acqua e sapone sono più che sufficienti per la pulizia abituale; se poi si desidera pulire più a fondo, meglio scegliere prodotti naturali come l’aceto».

E se la maggior parte dei giochi in commercio specifici per criceti sono di solito affidabili (l’aspetto più importante è evitare gli oggetti verniciati, perché le vernici possono essere tossiche), meno consigliato è invece il cotone sintetico venduto per il nido, che «può essere ingerito e anche attorcigliarsi alle zampe, causando fratture o addirittura la perdita dell’arto. Meglio scegliere scottex e carta igienica, che non creano problemi se ingeriti», aggiunge la veterinaria.

Da soli o in compagnia?

Molto spesso, parlando di pet abbiamo evidenziato l’importanza di avere un conspecifico con cui “condividere il linguaggio”, soprattutto quando si parla di specie sociali (per esempio il coniglio o il ratto, per rimanere sui roditori). Tuttavia, la gestione in casa di una coppia o più criceti può non essere consigliata, anche perché alcune specie (in particolare il criceto dorato e il cinese) sono solitarie in natura. «Anche se molto dipende da una situazione all’altra, in generale i criceti dello stesso sesso tendono a entrare in competizione tra loro (è più facile che vadano s’accordo se appartengono alla stessa nidiata e sono cresciuti insieme). D’altronde, di solito i criceti non si sterilizzano, perché l’operazione non è semplice su animali così piccoli e al contempo può non essere vantaggiosa per animali con un ciclo vitale relativamente breve; ma i criceti raggiungono la maturità sessuale molto precocemente, per cui avere insieme criceti di due sessi determina un alto rischio di gravidanza», spiega Carminati. «Tenendo in considerazione questi due aspetti, insomma, e sempre ricordando che la situazione va valutata caso per caso, in generale possiamo dire che è meglio avere un criceto singolo. Tuttavia, se se ne ha la possibilità, può essere utile averne un paio tenuti in gabbie separate, in modo che possano vedersi e comunicare tra loro ma senza il rischio di gravidanze o aggressioni». Anche qui, però, sempre con le dovute attenzioni, perché gli odori emessi dai criceti possono essere stressanti per i “vicini di gabbia”.

Al contempo, i criceti possono stabilire un certo grado d’interazione anche con gli umani, per esempio imparando a riconoscere la persona che offre loro le occasioni di contatto più appaganti e duraturi nel tempo. «In questo senso, bisogna imparare a interagire con il criceto nel modo migliore. Ciascuno naturalmente ha la sua personalità che va tenuta in considerazione durante il contatto; in linea generale, comunque, specie come il criceto dorato e il russo sono le più docili. Bisogna comunque sempre abituarli al contatto con calma: si consiglia quindi di manipolarli tutti i giorni ma per breve tempo, in modo che l’interazione non risulti stressante, e magari premiandoli dopo. Per quelli un po’ più aggressivi e diffidenti, come il Roborowkij, il contatto dev’essere davvero minimo e sempre molto attento», conclude Carminati. «Questo è un aspetto particolarmente importante da tenere a mente, dal momento che i criceti sono ancora spesso presi come animali per i bambini, che però devono imparare a maneggiarli con delicatezza e moderazione».


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Photo by Alex Konokh on Unsplash

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.