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Uno spazio per parlare di inquinamento, biodiversità, politiche ambientali e molto altro.

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Altre primavere silenziose

cardellinoAMBIENTE - Scotts Miracle-Gro è il primo distributore mondiale di prodotti per l'orticoltura e il giardinaggio, e negli Stati Uniti di mangimi per uccelli liberi e da voliera. Il mese scorso ha ammesso in tribunale di aver aggiunto ai mangimi un insetticida molto tossico per uccelli e pesci, violando le norme dell’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (EPA). Il pirimifos-metile, della famiglia degli organofosfati, viene usato nei magazzini per proteggere da insetti e acari i semi di mais, colza, sorgo e cereali vari. Chi lo maneggia deve indossare maschera, guanti, tuta protettiva. Sono vietate le applicazioni all'esterno e "residenziali", salvo eccezioni previste dall'Organizzazione Mondiale della Sanità: in America Latina, per esempio, fa parte degli insetticidi spruzzati sulle pareti interne delle case o aggiunte nelle vernici, contro le cimici che trasmettono il morbo di Chagas
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Un secondo intervento

AMBIENTE - Che sia previsto un secondo intervento di Protezione Civile sull'alveo del torrente Rosandra pare sia vero (qui e qui, la storia). Trovate qui una nota diffusa da Dario Gasparo. Per chi non avesse access0 a Facebook (poch,i ma esistono) riporto la nota per intero qui sotto: Cari amici vedo che molti stanno scrivendo chiedendosi quale sia la procedura corretta e se l’intervento della Protezioen Civile sia regolare o meno. Cerco di spiegare sinteticamente qual è la situazione che si è creata. Con decreto 254/ PC/2012 datatao Palmanova, 16 marzo 2012 e firmato dal responsabile di posizione organizzativa della Protezione Civile della Regione Friuli Venezia Giulia ing. Cristina Trocca e del direttore centrale dott. Geol. Guglielmo Berlasso, si emana un decreto facendo riferimento alla legge regionale 64/86 sugli Interventi urgenti di prevenzione per il ripristino dell'efficienza idraulica dei corsi d'acqua regionali/ a tutela della pubblica incolumita, mediante l'asporto della vegetazione arborea ed arbustiva infestante gli alvei.
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Valrosandra, il modo e il tempo sbagliato

AMBIENTE- "Sicuramente c'erano parecchie specie già nidificanti." Chi parla è Paolo Utmar, biologo dell'Università di Trieste, esperto di specie avicole fluviali. Il tono è mesto, dato che stiamo parlando di quel che è successo pochi giorni fa in Valrosandra, un parco e riserva naturale nella provincia di Trieste, di interesse paesaggistico, naturalistico, geologico e non ultimo turistico, che di recente ha subito un intervento di manutenzione degli argini fluviali da parte della Protezione Civile qualche giorno fa, intervento che dopo aver valutato attentamente immagini e video e aver parlato con molte persone a consocenza dei fatti non possiamo che definire selvaggio. Sono stati abbattuti alberi vecchi di 30/40 anni, si è entrati con le ruspe in un ambiente delicato (e tutt'altro che pianeggiante, parliamo di landa carsica, rocciosa, un piccolo torrente che più in su diventa un vero e proprio canyon). Sono stati inoltre danneggiati luoghi di interesse storico e archeologico (nella parte bassa della valle, quella interessata dall'intervento passa un antico acquedotto romano) e anche strutture recenti che facilitavano le passeggiate dei turisti, finanziate con soldi comuitari
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Valrosandra tabula rasa

AMBIENTE - Così è se vi pare. E se non vi pare, non importa, tanto ormai... un'altra area protetta del nostro Paese è stata violentata. Mentre aspettiamo che i responsabili ci diano una spiegazione, una giustificazione a quello che in questo momento ci appare uno scempio, racconto anche per il resto d'Italia quello che è succeso quattro gioni fa in provincia di Trieste (sicura che tanti dei nostri lettori conosceranno situazioni simili dalle loro parti). La Valrosandra è un pezzo di landa carsica di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, nonchè meta di turismo, anche sportivo. Un canyon formato dal torrente Rosandra, parco naturale comunale eal 1984, Riserva naturale regionale dal 1996, e dal 1998 SIC (Sito di importanza comunitaria) e ZPS (Zona di protezione speciale).
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I costi (disumani) dell’inazione – II

AMBIENTE - Il nuovo rapporto dell'Asian Development Bank conferma una proiezione del 1997 sulle vittime annue dei cambiamenti climatici. Era dovuta a Norman Myers, dell'università di Oxford, che l'anno scorso è stato a sua volta vittima di una campagna di denigrazione. Gli analisti della Banca quantificano i danni economici per i paesi del sud-est asiatico e le isole del Pacifico, in particolare per le metropoli lungo le coste e i fiumi, nonché costi e benefici delle misure per ridurre le emissioni, dal momento in cui vengono adottate. I costi peggiori sono quelli umani. Nel 2010 i migranti per disastri ambientali causati dalla maggior frequenza e intensità degli "eventi meteorologi estremi" - alluvioni, siccità, ondate di calore ecc. - sono stati 42 milioni. Nel 1997 Norman Myers scriveva in “Environmental Refugees” che nel 2010 sarebbero stati "almeno 50 milioni", cifra poi citata dal Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP). Nell’aprile 2011, gli "scettici" in merito al riscaldamento globale hanno accusato il prof. Myers, l’ONU e le Ong umanitarie di “esilarante inettitudine”: dei migranti non c'era traccia, le emissioni di gas serra non avevano danneggiato nessuno. (1)
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La domanda di oro blu

AMBIENTE - Tempi duri per l’acqua dolce. Se nel 2000 la domanda globale di acqua era poco più di 3.500 km3 all’anno, le ultime proiezioni dell’Ocse prevedono un aumento del 55% della domanda di oro blu entro il 2050. Tra le cause, oltre all’aumento della popolazione, troviamo la crescente domanda da parte delle industrie (+400%), della produzione elettricità (+140%) e dell’uso domestico (+130%). In particolare la disponibilità di acqua sarà messa a dura prova dai 2,3 miliardi di abitanti in più che dovrebbero vivere nelle zone dei bacini fluviali del Nord e del Sud dell’Africa e del Sud e del Centro Asia, aree soggette a gravi problemi di stress idrico. Se nei Paesi Ocse si registrerà una leggera diminuzione della domanda, i BRIICS (Brasile, Russia, India, Indonesia e Sudafrica) segneranno un aumento dell’80%, così come gli altri Paesi non Ocse. L’esaurimento delle falde acquifere potrebbe diventare la più grande minaccia per l’agricoltura e per l’approvvigionamento di acqua urbana in molte regioni. A ciò si aggiunge l’inquinamento causato dalle sostanze provenienti dalle acque reflue urbane e dall’agricoltura. Nonostante l’incremento dell’accesso a fonti di acqua migliorata, si calcola che nel 2050 oltre 240 milioni di persone rimarranno senza accesso ad acqua potabile. Per una sintesi delle criticità che ci aspettano nel prossimo futuro, guardate questa videografica.
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I costi dell’inazione

AMBIENTE - La strategia dello struzzo ci costerebbe 1.4 miliardi di dollari da qui a fine secolo. A tanto, infatti, ammonterebbe il costo dei danni creati dai cambiamenti climatici nel caso in cui non venisse presa alcuna misura efficace di riduzione dei gas serra in atmosfera. A dirlo è il rapporto Valuing the Ocean Environment: Economic perspectives pubblicato in questi giorni dal SEI (Stockolm Environmental Institute). Per giungere a una simile conclusione Frank Ackerman e Elizabeth A. Stanton, autori del rapporto, hanno preso in considerazione due possibili scenari futuri, descritti in precedenza dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC). Il primo (“low emission scenario”) prevede una rapida riduzione delle emissioni di gas serra e quindi il raggiungimento di una temperatura media di “solo” 2.2 °C al di sopra dei livelli pre-industriali entro il 2100. Il secondo (“high emission scenario”) assume il mantenimento delle emissioni al livello attuale, con un conseguente aumento di 4 °C della temperatura per fine secolo
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Il peso ambientale di una tazzina di caffè

MBIENTE - Ogni mattina quando sorseggiamo la nostra tazzina di caffè contribuiamo alla deforestazione dell’Amazzonia. Il passaggio dalla coltivazione tradizionale del caffè, all’ombra degli alberi, a quella industriale al sole ha un impatto molto elevato sull’ambiente. Oggi per produrre un kg di caffè tostato sono infatti necessari 4 mc di acqua e 17 kg di materiali abiotici (sedimenti, rocce, minerali…). A rivelarlo è lo studio “Market trasformation” realizzato dal Wwf e dal Sustainable Europe Research Institute
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Dove va a finire il tecno-pattume?

AMBIENTE - Ogni anno in Europa vengono prodotte 12 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici (Raee). Un tesoro fatto di plastica, metalli e silicati che potrebbero essere utilizzati per produrre nuove tecnologie. Purtroppo, però, attualmente la maggior parte di queste risorse va perduta a causa dello smaltimento improprio. Lo scorso gennaio il Parlamento europeo ha dato il via libera ai nuovi obiettivi ambientali. Entro il 2016 ogni Paese dovrà raccogliere 45 tonnellate di rifiuti di prodotti elettronici per ogni 100 tonnellate messe sul mercato nei tre anni precedenti. Nel 2019 la percentuale dovrà salire al 65% o si potrà raccogliere l’’85% dei rifiuti di materiale elettronico prodotto.
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Inaciditi troppo in fretta

Su Science, Bärbel Hönisch del Lamont-Doherty Earth Observatory e altri ventun biologi, paleoclimatologi, paleo-oceanografi ecc. pubblicano una storia dell’acidificazione degli oceani così come si legge nelle “registrazioni geologiche”, in sostanza nelle carote estratte dai sedimenti marini. Le tracce degli ultimi 180 milioni di anni sono abbastanza leggibili, quelle precedenti sono più ardue da decifrare, ma tutte indicano che il pH dell'acqua di mare calava molto più lentamente di oggi.
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