CRONACA - "In cosa consista il nucleo centrale della Terra è argomento di dispute tra i geologi". Nel libro Viaggio al centro della terra di Jules Verne, così si conclude il dialogo tra il professor Lidenbrock e suo nipote, poco prima di partire per la loro avventura alla scoperta delle profondità della terra.
Oggi grazie ai calcoli e alla modellizzazione effettuati da Monte Rosa, il super-computer collocato nel Swiss National Supercomputing Centre di Lugano, sono emersi nuovi dettagli sulla natura del centro della terra: il nucleo centrale, formato da ferro allo stato solido, ruoterebbe in direzione est ad una velocità superiore a quella terrestre, perché influenzato dal campo geomagnetico.
La ricerca, condotta presso l'università di Leeds e dall'istituto di tecnologia della federazione svizzera, risolve un problema che attendeva una risposta da circa 300 anni. Era noto infatti che il nucleo più esterno costituito da una lega di ferro fuso ruotasse verso ovest, e che a guidare il movimento fosse il campo magnetico terrestre
LA VOCE DEL MASTER - Anche i magnetar, nel loro piccolo rallentano. Grazie al telescopio Swift della NASA, un gruppo di astrofisici dell’Università di Mc Gill, in Canada ha scoperto che la velocità con cui ruotano i magnetar - particolari tipi di stelle – può subire talvolta delle diminuzioni improvvise, un comportamento assolutamente non previsto dal modello fisico comunemente accettato.
Quando una stella di grande massa finisce la sua vita, avviene un’esplosione, detta supernova, che rilascia un residuo compatto, chiamato stella di neutroni, il cui nome deriva dal fatto che contiene 20 volte più neutroni che protoni, e che ha la sua caratteristica di ruotare molto rapidamente. Un magnetar (magnetic star) è appunto un tipo particolare di stella di neutroni che possiede un enorme campo magnetico, milioni di miliardi di volte quello terrestre, e che genera delle intense ed abbondanti emissioni di raggi X e raggi gamma.
Il magnetar analizzato nello studio, pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista Nature, è in particolare 1E 2259+586, situato circa 10.000 anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione di Cassiopea
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NOTIZIE - Le analisi dei dati provenienti dalle sonde Voyager dicono che i confini del nostro Sistema solare non sono uniformi e omogenei come si riteneva, ma sono costituiti piuttosto da una struttura fatta di bolle magnetiche turbolente con un diametro di circa 150 milioni di chilometri.