Diete sempre più varie e insieme più simili in tutto il mondo hanno fatto declinare la diversità delle piante alimentari locali, dice una ricerca uscita sui PNAS. Un effetto paradossale della globalizzazione e dell'evoluzione.
Ogni anno finiscono nella spazzatura 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, ancora perfettamente commestibile. Insieme al cibo vanno sprecati 250 km3 di acqua, circa 5 volte il volume del Lago di Garda e 1,4 miliardi di ettari di terreno, quasi il 30% della superficie agricola mondiale. E sono prodotti – inutilmente – 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra, circa 7 volte le emissioni annuali del nostro Paese
Un taglio del 30% è possibile. A sostenerlo è la FAO, che nel suo ultimo studio "Affrontare il cambiamento climatico attraverso il bestiame" spinge verso un impiego più capillare delle pratiche già esistenti e delle tecnologie più efficienti per abbattere di un terzo le 7,1 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente emesse ogni anno dal settore zootecnico
AMBIENTE - Quando, nel 1937, Richard e Maurice McDonald, fondarono il primo ristorante McDonald's a San Bernardino, in California, non potevano certo immaginare quello che sarebbe successo. Anno dopo anno, l’idea del fast food conquistò gli Stati Uniti e via via l’intero pianeta. Oggi l’intuizione di Richard e Maurice si è trasformata in un impero economico. McDonald conta più di 30mila punti vendita in tutto il mondo (13mila negli Stati Uniti), quasi mezzo milione di dipendenti e serve 48 milioni di clienti al giorno. Assieme a McDonald's, altri marchi come Wendy’s, Burger King, Kentucky Fried Chicken e Jack in the Box si sono diffusi a partire dagli States, con migliaia di punti vendita e miliardi su miliardi di incassi. Il fast food che va a braccetto con l'industria della carne, rappresenta più che mai un modello di consumo che fa soldi e allo stesso tempo mette in ginocchio l’intero pianeta. Chissà se Obama, che anche nell’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione ha dichiarato di voler guidare la lotta ai cambiamenti climatici, lo considera uno tra i settori chiave da rivoluzionare
Contro lo sfruttamento incondizionato delle risorse del mare, 91 stati hanno trovato un accordo a Roma, martedì 1 settembre, per rendere più difficile la pesca illegale e il commercio del pesce pescato illegalmente.