Contro lo sfruttamento incondizionato delle risorse del mare, 91 stati hanno trovato un accordo a Roma, martedì 1 settembre, per rendere più difficile la pesca illegale e il commercio del pesce pescato illegalmente.
Le Nazioni Unite (ONU) stimano che circa l’80% delle specie di pesci siano sfruttate oltre il limite consentito, causando un grave impoverimento della vita marina con conseguenze sull’intera rete alimentare e sugli equilibri ambientali. Finalmente sembra che la comunità internazionale, su proposta dell’ONU, si sia decisa ad adottare delle misure di protezione.
La FAO — l’agenzia delle Nazioni unite per l’agricoltura e l’alimentazione — spiega che secondo l’accordo proposto dai 91 stati riuniti a Roma questa settimana, i pescherecci colte in attività di pesca illegale non avranno più il diritto di approdare nei porti degli stati che sottoscriveranno l’accordo e il pesce pescato illegalmente non verrà più acquistato né venduto. È la prima decisione in materia di pesca illegale che sia mai stata proposta in materia di pesca illegale.
D’ora in poi i pescherecci stranieri dovranno ottenere il permesso presso le autorità portuali, che dovranno anche essere informate sul tipo di pesce pescato che trasportano. Le autorità portuali delle nazioni che sottoscriveranno l’accordo avranno l’obbligo, da parte loro, di ispezionare i pescherecci stranieri che approdano nei loro porti. I paesi potranno applicare queste stesse norme anche alla propria flotta.
Il trattato renderà più difficile l’immissione sul mercato di prodotti ittici pescati in maniera illecita, senza licenza o senza tener conto delle stagioni o facendo delle prese illegali o fuori misura.
L’accordo verrà esaminato dal consiglio della FAO e verrà ufficialmente adottato a partire da novembre in occasione della Conferenza internazionale della FAO. L’accordo diventerà effettivamente operativo nel momento in cui le prime 25 nazioni lo avranno ufficialmente firmato. Hanno già aderito l’Unione Europea, USA, Brasile, Giappone e Russia.