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Dimagrire mangiando, un verme può

Dimagrire mangiando: il sogno proibito di ogni donna diventa realtà nei nematodi. È nello specifico la specie Caenorhabditis elegans a vantare quest'invidiabile capacità, come hanno scoperto i ricercatori del The Scripps Research Institute (Tsri). Potrebbero esserci meccanismi simili anche negli esseri umani, o in altri mammiferi? Gli scienziati pensano di sì.

Metabolismo da navigare

LA VOCE DEL MASTER - Da oggi il nostro metabolismo diventa navigabile come una mappa di Google. Basandosi sul precedente lavoro pionieristico di ricercatori dell’Università della California a San Diego, un consorzio internazionale di ricercatori universitari provenienti da una ventina di università di tutto mondo ha prodotto la più completa ricostruzione virtuale del metabolismo umano realizzata fino ad oggi.

Quale energia per la vita (primordiale)?

CRONACA - Com'è nata la vita sul nostro pianeta? È uno dei quesiti più affascinanti, e rimane tuttora uno dei grandi misteri scientifici irrisolti. Numerosi studi si sono occupati dell'argomento, dando vita a teorie e dibattiti. La nascita della vita a partire da sostanze inanimate è un evento altamente improbabile, e sono tanti gli ostacoli che qualsiasi ipotesi in questo senso è costretta ad affrontare. Una delle difficoltà maggiori è individuare quali fonti energetiche potessero alimentare le funzioni vitali delle prime protocellule nell'inospitale oceano primordiale. Un nuovo studio, pubblicato su Cell, esamina un'ipotesi: le prime cellule avrebbero potuto ricavare l'energia di cui avevano bisogno dalla peculiare geochimica dei camini idrotermali, fratture della crosta terrestre da cui fuoriesce acqua geotermicamente riscaldata, prova ne sarebbero anche alcune analogie di funzionamento fra i camini e alcuni batteri primordiali. I camini idrotermali sono un microambiente sottomarino da tempo considerato la più probabile culla della vita, scoprendo notevoli similitudini con la biochimica di alcuni batteri primitivi

Non svegliar l’orso che dorme…

LA VOCE DEL MASTER - Chi dorme non piglia pesci, ma a volte resta in ottima salute. Questo per lo meno è il caso dell'orso bruno americano (Ursus americanus), una specie il cui lungo letargo è stato oggetto di un'indagine da parte di un gruppo di ricercatori dell'University of Alaska Fairbanks. La ricerca, recentemente pubblicata su Science, ha infatti evidenziato come, durante i mesi di letargo e nonostante un brusco calo del metabolismo, i paffuti plantigradi riescano a ridurre la temperatura corporea soltanto di pochi gradi, preservando così perfettamente muscolatura e ossatura. Lo studio di questa particolare relazione fra metabolismo e temperatura potrebbe portare in futuro allo sviluppo di nuovi farmaci per noi umani, applicabili in situazioni in cui si richieda uno stato di ibernazione.
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