archivepsicologia

Credere e rifletterci

COSTUME E SOCIETÀ - L'uso del pensiero analitico fa diminuire le credenze religiose, dice una ricerca uscita su Science che fa parecchio discutere. Su Cognition, un'altra ricerca ne contraddice l'ipotesi di partenza sebbene usi esperimenti simili e ottenga risultati analoghi. Che ci sia sotto qualche problema teorico? Nella vita quotidiana ci affidiamo a un insieme di pre-giudizi per interpretare il mondo che ci circonda. Tra questi strumenti mentali, storicamente il più diffuso è quello trasmesso dalle religioni che postulano l'intervento di agenti sovrannaturali. Gli psicologi Will Gervais e Ara Norenzayan hanno fatto cinque esperimenti con quattro gruppi di studenti reclutati all'Università della British Columbia, a Vancouver, e uno reclutato on-line. Sulla base delle loro dichiarazioni, li hanno divisi in poco, mediamente e molto credenti (per i particolari e le statistiche, rif. Materiali supplementari), per verificare la seguente ipotesi: il cervello ricorre a un procedimento duale per elaborare le informazioni, il Sistema 1 dall'euristica semplice, intuitiva, il Sistema 2 per l'analisi deliberata... Le credenze religiose hanno le caratteristiche del Sistema 1

Un ego un po’ troppo costoso

SALUTE - Il narcisista ha un ego, per così dire, taglia extra large. È scarso in empatia e si ritiene sempre all'altezza delle situazioni. Simpatico a prima vista, intelligente, apparentemente sicuro di sé. È amato, oltre che da se stesso, anche dalla psicologia. Di ricerche in merito ne sono state fatte diverse, anche negli ultimi anni. Nel 2010, ad esempio, la psicologa Soraya Mehdizadeh usò Facebook per predire il livello di narcisismo nelle persone e i risultati del suo studio furono pubblicati su Cyberpsychology, Behavior and Social Networking. I dati ottenuti indicavano che i narcisisti erano quelli che passavano più tempo su Facebook a controllare il proprio profilo e la propria bacheca. Che erano più propensi ad aggiornare il loro stato e ad aggiungere immagini di loro stessi o contenuti autopromozionali

Ritratto dell’1%

Da alcuni anni, alcuni psicologi dell'Università della California a Berkeley studiano"il rapporto tra classe socio-economica e comportamenti sociali e asociali", e le differenze che si manifestano in un periodo di crisi economica. L'ultima ricerca del dottorando Paul Kiff e dei suoi colleghi misura il livello di onestà dei privilegiati, per ceto o per censo. È basso.

Bin Laden è vivo e sparge scie chimiche d’accordo con l’Fbi

COSTUME E SOCIETÀ - Un tipo vestito di nero ci ha intimato di non divulgare alcune informazioni riservate contenute in dei fascicoli che stavano dentro a degli scatoloni caduti da un camion proveniente dall’Area51. Ma siccome siamo contro il Sistema, ve le diamo lo stesso. Un team di ricercatori dell’Università del Kent ha appena pubblicato uno studio su Social Psychological and Personality Science in cui analizzano le contraddizioni dei teorici del complotto. Le conclusioni sono abbastanza intuibili. Stando a Michael Wood, Karen Douglas e Robbie Sutton, autori della ricerca, per i teorici della cospirazione chi è al potere è visto come ingannevole e malvagio, quindi qualsiasi spiegazione ufficiale ha un deficit di credibilità iniziale molto forte e ogni spiegazione alternativa è più credibile da subito.

Narciso for president

IL PARCO DELLE BUFALE - Una nuova misura "oggettiva" del narcisismo patologico o meno desta parecchi dubbi, sebbene sembri confermata dai media per quanto riguarda i candidati alle campagne elettorali in corso negli Stati Uniti e altrove. In mezzo alle primarie repubblicane, esce su PLoS One una ricerca di David Reinhard et al. che segnaliamo ai colleghi della cronaca politica

La mamma è depressa? Il bimbo lo sente

SALUTE - Mentre il feto cresce nel grembo della madre, riceve costantemente suoi messaggi. Ma non si tratta soltanto del battito del suo cuore o della musica che ascolta e che tamburella con le dita sulla pancia. Al feto arrivano anche segnali chimici, attraverso la placenta. Un nuovo studio, che sarà pubblicato sul prossimo numero di Psychological Science, rivista dell'Association for Psychological Science statunitense, ha scoperto che tra le informazioni che arrivano al feto ci sono anche quelle sullo stato mentale della madre. Se la madre è depressa, per esempio, ciò influisce sullo sviluppo del bambino dopo la nascita.

Cinque miti sulla memoria (sfatati)

NOTIZIE - Nei processi spesso le sentenze di colpevolezza si basano sulla testimonianza oculare. Eppure tante volte gli psicologi hanno messo in guardia il pubblico: la memoria umana non è poi così affidabile e soprattutto il luogo comune si discosta da quanto è stato provato dalla scienza. L'ultimo lavoro in questo senso è stato pubblicato qualche giorno fa su PLoS One. Daniel Simons, dell'università dell'Illinois e Christopher Chabris dell'Union College Svhenectady hanno chiesto a un gruppo di esperti (psicologi che partecipavano auna conferenza) e a un numeroso gruppo di non esperti (1.800 cittadini statunitensi) di rispondere a un questionario.

Fido, mon amour!

LA VOCE DEL MASTER - Cha sia un europeo, un bastardino o completo di rinomato pedigree, un animale domestico cambia...

Nel labirinto dell’intelligenza

NOTIZIE - Il titolo del post è quello di un breve saggio (1) nel quale Hans Magnus Enzensberger invita a diffidare dei punteggi del QI. Per l'intellettuale tedesco, l'intelligenza è sopravalutata, la sua definizione riflette i pregiudizi del momento, i test riflettono finalità spesso inconfessate e giustificano decisioni moralmente dubbie come quella di negare i diritti civili a interi gruppi sociali. Eppure, scrivono Angela Lee Duckworth e i suoi colleghi le associazioni predittive tra punteggi di QI e gli esiti successivi sono tipicamente interpretati quali stime imparziali dell’effetto dell’abilità intellettuale sul successo accademico, professionale e nella vita.

Pausa pregiudiziale

CRONACA NERA - Shai Danziger e Liora Avnaim-Pesso dell'università Ben Gurion, nel Negev, e Jonathan Levav della Columbia University, a New York, hanno osservato per 50 giorni nell'arco di 10 mesi otto magistrati che esaminavano 1.112 richieste fatte da detenuti per ottenere la libertà provvisoria, gli arresti domiciliari o altre condizioni di detenzione. Hanno poi distribuito cronologicamente le decisioni prese in tre sessioni quotidiane, separate da una pausa-ristoro e da un'altra per il pranzo. La percentuale delle decisioni favorevoli ai detenuti calava dal 65% a zero per risalire al 65% subito dopo ogni intervallo e calare di nuovo. L'esito non cambiava nel caso dei recidivi potenziali e dei condannati che non seguivano un programma di riabilitazione, né variava con l'etnia e il sesso, le ore passate in aula a deliberare, la difficoltà dei singoli casi. L'unico fattore era il numero di casi che ogni giudice prendeva in considerazione durante la sessione: aumentavano di pari passo con la sua severità.
1 12 13 14 15 16 17
Page 14 of 17