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Le conseguenze del pompare acqua per estrarre gas

NOTIZIE - Grattare il fondo del barile non è sempre una buona idea. Si rischia di far venir su la rumenta. Il Governo statunitense si appresta a pompare milioni di litri d’acqua (e qualche sostanza chimica) nella formazione scistosa di Marcellus, che negli Stati Uniti è considerata la più grande riserva nazionale di gas naturale, ma quando si fa il solletico sulla pancia dei giganti (con sistemi empirici piuttosto rozzi e approssimativi) non si sa mai cosa può venire fuori. Nel caso specifico, secondo una ricerca condotta dal Tracy Bank, geologa dell’Università di Buffalo, si rischia di mobilizzare l’uranio contenuto naturalmente nello scisto.

Neanderthal: forse niente manufatti

NOTIZIE - I Neanderthal negli ultimi anni si sono rifatti il look. Non più bruti e un po’ stupidi, ma capaci di comportamenti moderni, come per esempio quello di creare oggetti dal valore simbolico, come gli ornamenti personali. Una delle scoperte che hanno rivoluzionato il nostro punto di vista su nostri scomparsi cugini ora viene però messa in dubbio da una nuova datazione al radiocarbonio.

Celenterati col jet-lag

NOTIZIE - Un'altra ricerca che potrebbe candidarsi per gli IgNobel 2011: anche gli anemoni di mare - uguale uguale ai cugini maggiori esseri umani - soffrono di jet-lag. Una ricerca pubblicata su PLoS One ha dimostrato che questi animali piuttosto primitivi regolano le attività fisiologiche seguendo i cicli circadiani (l’alternarsi quotidiano della notte e del giorno), esattamente come facciamo noi e la gran parte del regno animale, e che se questi cicli vengono alterati (come a noi succede quando viaggiamo per lunghe distanze) l’organismo ha bisogno di un certo periodo di tempo per riadattarsi. Adam Reitzel e colleghi hanno studiato il comportamento di alcuni geni dell’anemone, analoghi a quelli che regolano i cicli veglia sonno nell’essere umano. Alcuni esemplari raccolti in natura sono stati piazzati in delle vasche e sono stati sottoposti in maniera artificiale all’alternarsi di periodi di luce e di buio alterati rispetto al normale. Glia anemoni rispondevano particolarmente bene alla luce di colore blu e questo suggerisce che sono particolarmente adattati alla luce lunare. Proprio come gli esseri umani gli anemoni sembravano soffrire particolarmente a causa del jet-lag (cioè la difficoltà ad adattarsi a un nuovo ritmo luce-buio). Questo secondo gli autori suggerisce che certi aspetti dei ritmi circadiano sono condivisi da tutti gli animali e potrebbero esser presenti da più di 600 milioni di anni.

Il clima e la città

NOTIZIE - La più recente stima della Agenzia per l’Energia statunitense dichiara che ben il 71% delle emissioni di gas serra a uso energetico viene prodotto dalle aree urbane. Circa la metà della popolazione mondiale vive oggi in agglomerati urbani e la percentuale crescerà negli anni a venire (e si prevede soprattutto un’enorme crescita della porzione di territorio occupata da agglomerati urbani). Le città (spesso costruite sulle rive dei fiumi o del mare) sono inoltre particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Allo stesso tempo sono proprio le città quelle che negli ultimi anni hanno contribuito a maggiormente all’adozione di politiche per contrastare il riscaldamento globale, sperimentando per esempio consumi energetici più efficienti, uso di fonti rinnovabili, ecc.

L’origine delle macchie del leopardo

NOTIZIE - No, non sarebbe stato Dio a dipingerle con un pennarello il giorno in cui ha deciso di creare gli animali. Pare proprio che le strisce della tigre e le macchie del leopardo siano il risultato dell’adattamento al loro ambiente, e pur non essendo la prima rirceca a dimostrare il valore adattativo del manto irregolare dei felini, quella pubblicata pochi giorni fa sui Proceedings of the Royal Society B collega nel dettaglio (usando algoritmi matematici) il disegno sul manto di più di 30 specie di felini selvatici con i loro habitat e abitudini

Una vita a pescare nei cestini della spazzatura (della scienza)

NOTIZIE - La notizia non è freschissima, ma OggiScienza non è precisamente un quotidiano d’assalto, per cui spero che i lettori perdoneranno il colpevole ritardo. A questo poi va aggiunto che personalmente odio scrivere coccodrilli, hanno qualcosa di opportunistico che mi urta. Detto questo biosogna anche ammettere che Benoît Mandelbrot, che ha lasciato questa vita terrena giovedì 14 ottobre scorso, è stato un personaggio (oltre che amabile) assolutamente fondamentale nello sviluppo della matematica e della geometria del secolo scorso. Ricordare il suo lavoro di scienziato è dunque doveroso

Non c’è più la Bora di una volta

NOTIZIE - Leggo sui giornali che da almeno due settimane la Bora infuria su Trieste senza tregua. Sarà, ma da qui la situazione non appare così tragica. Mi sento di rassicurare il resto dello stivale, stiamo tutti bene e, a parte qualche momento, il vento che ha tirato in questi giorni qui agli autoctoni ha scompigliato al massimo i capelli. Anzi vista la coincidenza della Barcolana due week end fa è stato il benvenuto. Niente a che fare con certi giorni d’inverno in cui a camminare troppo vicini agli edifici si rischia di prendere una lastra di vetro sulla testa. In ogni caso se poi chiedessimo a qualche anziano (e qui a Trieste non sono pochi) ci direbbe sicuramente che “non c’è più la bora di una volta”, e che questa non è che un pallido fantasma del vento che fu nel secolo scorso (secondo me è vero. Negli ultimi anni qui è persino apparsa la nebbia - ! – fenomeno del tutto sconosciuto in quest’area solo qualche decennio fa). A dare ragione ai vecchi triestini ora ci si mette anche uno studio pubblicato ieri su Nature Geoscience, secondo il quale è proprio vero che l’intensità dei venti nell’emisfero nord è diminuita negli ultimi decenni, e la causa (almeno per il 60% del fenomeno) sarebbe, udite udite, il generalizzato aumento di vegetazione.

Il punto sui sistemi satellitari

NOTIZIE - Si apre oggi a Torino il forum mondiale di discussione sui sistemi di navigazione satellitare, un campo tecnologico che ha un impatto sociale, politico, economico sempre più evidente per le applicazioni civili e militari.

La galassia ribaltata

NOTIZIE - Elementi leggeri al centro e quelli pesanti tutti intorno: questa è la “fotografia” scattata da un team tutto italiano a tre galassie nella periferia del nostro Universo. Questa osservazione rivoluziona le attuali teorie sull’accrescimento delle galassie. “Fino a oggi si credeva che le galassie massicce dell’Universo primordiale si fossero formate dalla fusione di altre galassie più piccole, e invece l’osservazione dimostra che l’assorbimento di gas può fornire abbastanza combustibile alle galassie per formare nuove stelle e aumentare di massa,” spiega Giovanni Cresci cha ha coordinato il team dell’INAF autore del lavoro che sarà pubblicato su Nature oggi 14 ottobre.
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