Al MIT si studiano i rari casi di ripristino della funzione visiva in bambini e giovani adulti per comprendere il funzionamento della vista
Fino a oggi la scienza è stata scettica: dopo i 5/6 anni d’età riattivare il funzionamento dell’occhio nelle persone affette da cecità non ha alcun senso perché il cervello non è più in grado di imparare a vedere. Oggi però nuove osservazioni mettono in dubbio questa convinzione. È bene precisare che questo tipo di guarigione è un evento raro, ma anche su pochi casi le osservazioni di Pawan Sinha, professore di scienze cognitive al Massachusetts Institute of Technology e fondatore del progetto Prakash (“luce” in sanscrito), sono estremamente utili sia sul fronte medico, per incrementare la percentuale di successo in questo tipo di interventi, sia sul fronte della ricerca, per comprendere più a fondo i meccanismi del sistema visivo. Negli ultimi cinque anni il progetto Prakash ha trattato e studiato bambini e giovani adulti ciechi e ora i risultati di questo impegno sono disponibili sulla rivista Psychological Science.
Sinha ha dimostrato che anche dopo i 7 anni esiste una moderata possibilità di riprendere, almeno parzialmente, la funzione visiva. Nello studio tre pazienti, fra i 7 e 29 anni, hanno ricevuto un trattamento per ripristinare la vista. All’inizio i pazienti non riuscivano a distinguere le forme degli oggetti, soprattutto se statici. Posti di fronte allo schermo di un computer infatti avevano prestazioni molto basse nel riconoscere oggetti fermi, ma la performance migliorava fino al 75% di risposte corrette se gli oggetti erano in movimento. Nei 18 mesi successivi al primo test la prestazione dei tre pazienti però è migliorata anche con le figure statiche, fino alla quasi normalità.
Normalmente si pensa che il sistema visivo umano sia in grado di imparare a vedere solo fino al massimo ai 6 anni, perché solo fino a quest’età il sistema nervoso ha la plasticità sufficiente per mettere a punto tutti quei processi di analisi dell’immagine che ci permettono di distinguere un oggetto dallo sfondo, identificare oggetti che si sovrappongono, e addirittura mettere insieme tutte le parti di un oggetto (tutto questo viene chiamato dagli scienziati “segregazione visiva”). Cruciale per questo processo è l’informazione dinamica contenuta nell’immagine e per questo motivo è sicuramente più semplice distinguere un oggetto quando è in movimento. Sinha con questi esperimenti ha però dimostrato che esiste ancora della plasticità visiva residua anche oltre i sei anni.
Il progetto Prakash, una fondazione nata nel 2004 per curare i bambini indiani affetti da cecità, sta raccogliendo denaro per costruire una clinica con 50 posti letto e una scuola per 500 studenti a Rishikesh, a 400 chilometri da New Delhi. In India l’incidenza della cecità infantile è tre volte superiore a quella nei paesi occidentali.