Possiamo affidarci a quanto leggiamo sulle confezioni dei prodotti dietetici? Due ricerche sostengono di no, per motivi diversi
LA VOCE DELLA BILANCIA – Tempo di stringere la cinghia per perdere quel paio di chiletti acquistati dopo gli eccessi natalizi. La tentazione di riempire il carrello della spesa con prodotti dietetici è forte, ma attenzione, non sempre quanto indicato sulle confezioni può corrispondere alla realtà. Uno studio condotto su prodotti americani denuncia che le indicazioni sulle calorie dei cibi dietetici riportano un contenuto in calorie inferiore in media dall’8 al 18% alla realtà. Lo studio pubblicato pochi giorni fa sulla rivista specializzata Journal of American Dietetic Association ha preso in analisi prodotti surgelati e pietanze da ristorante (negli Stati Uniti molti ristoranti indicano l’apporto calorico delle portate). Secondo Susan Roberts, nutrizionista della Tufts University e autrice principale della ricerca, e colleghi questo eccesso di calorie nascosto può portare ogni giorno ad assumere circa un 5% di calorie in più rispetto al fabbisogno, surplus che in un anno può portare ad aumenti ponderali di circa 4 chili e mezzo.
Mancano al momento dati simili per altre nazioni, e il dato americano non è direttamente trasponibile al mercato italiano, anche perché in ciascun paese controlli e leggi differiscono. Il calcolo delle calorie contenute nel cibo è comunque una questione spinosa anche per un altro motivo. La scorsa estate un articolo pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition, sosteneva che per quanto riguarda le calorie affidarsi alle etichette non è la migliore delle idee. Geoffrey Livesey, nutrizionista britannico indipendente, sosteneva infatti che è lo stesso metodo usato per calcolare le calorie contenute in un cibo, metodo risalente alla fine dell’800, a trarci in inganno. Secondo la metodologia attuale, sviluppata dal chimico Wilbur Olin Atwater, bisogna bruciare piccole quantità di cibo e misurare l’energia liberata. Livesey però nel suo studio puntualizza che il nostro stomaco non incenerisce il cibo, ma lo digerisce, e che quindi le calorie che ne ricava sono diverse, meno (dal 5% al 25%) di quanto indicato sulla confezione. Il punto fondamentale delle osservazioni di Livesely è che l’entità di questa sottostima varia a seconda del tipo di cibo e può portarci a scelte dietetiche sbagliate. Se per esempio nel momento di scegliere fra un dolcetto al cioccolato e una barretta di muesli ci basassimo sull’etichetta potremmo erroneamente scegliere il dolcetto se questo riporta meno calorie della barretta. Secondo i calcoli di Livesely però in realtà assorbiamo meno calorie dalla barretta che dal dolce al cioccolato.
Mentre si attendono controlli più serrati sulle etichette e magari un nuovo metodo di calcolo per le calorie un po’ di buon senso, una dieta variata ed equilibrata, magari con i consigli del medico o del nutrizionista, e un’attività fisica continuativa restano sempre il metodo migliore per mantenere il peso forma.