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Il segreto della qualità in Wikipedia: la collaborazione

Una ricerca dimostra che le voci di migliore qualità su Wikipedia sono quelle in cui gli autori collaborano di più. A riprova che il web partecipativo dà il suo meglio quando segue fino in fondo la sua natura…

NOTIZIA – La novità del lavoro, a detta delle autrici, starebbe nel aver indagato gli aspetti qualitativi e “sociali” di Wikipedia, anziché limitarsi a dati meramente quantitativi, come la quantità di correzioni dietro ad ogni post, o il numero di contributori unici che hanno partecipato alla creazione di una voce. Grazie a questa scelta Sudha Ram, professore del College of Management dell’Università dell’Arizona e Jun Liu, del dipartimento di Management Information Technology and Systems, hanno potuto stabilire che in Wikipedia, l’enciclopedia online più famosa al mondo, la qualità è direttamente correlata al tipo di collaborazione che si insatura fra coloro che partecipano attivamente al progetto.

Ultimamente gli esperti del web sempre più spesso rivolgono attenzione alle variabili “sociali”, come per esempio è successo in una ricerca che recentemente ha analizzato la longevità delle comunità online. Le due autrici hanno seguito questa stessa filosofia, meritandosi anche il premio di “miglior articolo” assegnato durante il workshop di Information Technology tenutosi durante l’annuale International Conference on Information Systems, dove è stato presentato il lavoro.

Wikipedia è uno degli esempi più riusciti di servizio partecipativo, un’enciclopedia interamente scritta con il contributo “dal basso” di migliaia e migliaia di collaboratori. Ormai il web 2.0 (semplificandola un po’, il web in cui la maggior parte dei contenuti sono forniti dall’utenza) non è più una novità da parecchio e finalmente sembra ricevere la giusta attenzione anche dal punto di vista istituzionale. La ricerca di Ram e Liu infatti scaturisce da un progetto ben più ambizioso, “iPlant Collaborative”, un programma finanziato dalla National Science Foundation con ben 50 milioni di dollari. Il progetto intende promuovere la collaborazione della comunità scientifica internazionale su alcuni temi fondamentali della biologia. Il ruolo di Ram nel progetto è quello di creare degli strumenti elettronici che facilitino la collaborazione.

Ram è partita subito con l’idea di usare dei wiki (siti che permettono facilmente la creazione di pagine organizzate in maniera chiara da parte dell’utenza), ma la resistenza incontrata da parte degli scienziati l’ha indotta ad analizzare a fondo le dinamiche di questo strumento. In particolare molti ricercatori si sono dimostrati scettici sulla qualità dei post, e per questo Ram e Liu, concentrandosi proprio su Wikipedia, forse l’esempio più prototipico di wiki, hanno preso in esame 400 voci presenti sull’enciclopedia.

Wikipedia ha un sistema interno di ranking dei post che ne segnala l’affidabilità (contrassegnati dalle lettere A, B, C in cui A corrisponde all’affidabilità massima). Le due ricercatrici hanno scelto i post suddividendoli fra tutte tre le categorie.

“Abbiamo usato delle tecniche di data mining è abbiamo identificato una serie di pattern di collaborazione basati sulla provenienza, o meglio, su chi fa cosa in Wikipedia,” ha spiegato Ram. Le due scienziate hanno isolato ben sette categorie di collaboratori basate proprio sul loro stile di “lavoro” (“principianti”- creano i post e basta -, “giustificatori” – creano i post e li motivano con link e bibliografia – , “correttori” – modificano e correggono post creati da altri -, “contributori a tutto tondo” – eseguono tutta una serie di funzioni diverse…)

Non sorprende leggere che i post migliori fanno capo proprio ai “contributori a tutto tondo”, mentre quelli peggiori sono principalmente creati con il contributo dei “principanti” o dei contributori “casuali”. La cosa più interessante però è una sorta di conferma della bontà del web 2.0: per generare i post di qualità migliore i contributori devono collaborare. Queste osservazioni, sperano Ram e Liu, aiuteranno a mettere a punto degli strumenti che facilitino la collaborazione, richiedendo per esempio espressamente di fornire “prove” su quanto postato – attraverso link, risorse, e una bibliografia.

Riferendosi in particolare al progetto iPlant, Ram ha dichiarato: “se vogliamo che gli scienziati siano collaborativi dobbiamo assegnare loro ruoli specifici, motivarli a controllarsi a vicenda e a giustificare le loro affermazioni.”

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.