NOTIZIE – L’Universo è un piatto che va servito (anche) freddo. Solo così infatti è possibile osservare le fasi iniziali della sua formazione. E proprio un catalogo di migliaia di sorgenti estremamente fredde è quello che è stato offerto (insieme ad altri dati e immagini) ieri dai responsabili del progetto Planck (la missione ESA che vede collaborare numerosi enti di ricerca, fra i quali anche INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste, la Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati e l’Università di Trieste) durante la conferenza stampa tenutasi in contemporanea a Parigi e Roma.
Il Planck Collaboration, nel corso di un importante convegno su ben 25 articoli scientifici sottomessi per la pubblicazione ad Astronomy & Astrophysics, ha presentato l’Early Release Compact Source Catalogue di Planck (ERCSC): un enorme catalogo contenente oltre 15.000 “sorgenti” osservate da Planck, cioè tutto ciò che può essere definito oggetto compatto sia all’interno della nostra Galassia, che all’esterno, nello spazio più remoto, come altre galassie o cumuli di galassie.
Del catalogo principale fanno parte il Cold Core, un catalogo che identifica le zone fredde (tra 5 e 14 Kelvin circa) in cui si formano le stelle all’interno della Via Lattea e il Sunyaev-Zel’dovich, che identifica invece i cluster di galassie, ossia le zone in cui è altamente probabile che ci sia attività di formazione di galassie. Con queste informazioni alla mano i ricercatori di tutto il mondo potranno fare ricerca, valutare ipotesi, analizzare oggetti che mostrano importanti particolarità e verificare ciò che le antenne di Planck hanno osservato.
Se siete curiosi, non temete, il catalogo è pubblico, disponibile non solo per gli scienziati che dovranno nei prossimi anni analizzare l’enorme mole di dati, ma anche per i semplici curiosi (quali noi siamo) a questo indirizzo.
“Abbiamo collezionato circa 10 mesi di dati che arrivavano da Planck ai due centri di raccolta di Trieste e di Parigi, li abbiamo analizzati insieme alla Sissa e all’Università, abbiamo creato le mappe del cielo e quindi abbiamo inviato tutto il materiale a Pasadena in California, dove un gruppo di ricercatori dell’IPAC (Infrared Processing and Analysis Center) ha estratto il catalogo,” spiega Andrea Zacchei, ricercatore all’INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste e responsabile del Centro Dati. “Il catalogo è il primo prodotto pubblico sulle scoperte di Planck ed è quello che la comunità scientifica stava attendendo da tempo poiché potrà essere utilizzato per osservare le stesse sorgenti con strumenti da terra e dallo spazio per capirne le proprietà fisiche. Questo primo catalogo non contiene tutte le sorgenti osservate, ma quella parte di sorgenti che possono essere definite ‘sicure al 90%’, cioè gli oggetti puntiformi che non possono essere scambiati per macchie dovute alle micro-variazioni di temperatura o a eventuali errori durante l’analisi”.
L’ ERCSC è solo la prima tappa. Nel 2013 infatti gli scienziati intendono pubblicare il Legacy Archive, un catalogo che essi stessi definiscono “completo”: “con l’Early Release Compact Source Catalogue,” spiega precisa Joaquin Gonzalez-Nuevo, ricercatore delle SISSA che ha coordinato il lavoro scientifico per la produzione del catalogo, “stiamo fornendo alla comunità circa il 60-70% del materiale che saremo in grado di distribuire nel futuro. Il Legacy Archive del 2013 sarà infatti un catalogo completo, basato su tutto il periodo di osservazione della missione, e quindi con mappe migliori ottenute da dati ancora più precisi. Questo nuovo catalogo conterrà, fra le altre cose, osservazioni in intensità per un maggior numero di sorgenti, nuove e interessanti osservazioni in polarizzazione e misure sulla variabilità delle sorgenti già presenti nell’ERCSC”.