Il 26mo vertice sull’ambiente si svolge in Kenya fino al 25 febbraio, sullo sfondo di rivolte suscitate anche dal prezzo del cibo, dopo ondate di maltempo in tutto il mondo. Queste saranno aggravate dai cambiamenti climatici, dice il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) che propone di mitigarli limitando da subito le emissioni di metano e di aerosol.
IL CORRIERE DELLA SERRA – In preparazione del vertice, un documento dell’UNEP collega il diritto alla salute, l’accesso al cibo, all’acqua e all’energia – i prerequisiti dello sviluppo – ai disastri umanitari e ambientali causati dagli “eventi meteo estremi”. Preso singolarmente, un simile evento non è facilmente attribuibile (1) al clima, ma come scriveva l’Organizzazione meteorologica mondiale nell’agosto scorso:
Diversi eventi meteo estremi stanno avvenendo in simultanea intorno al mondo, dando luogo a perdite senza precedenti di vite umane e di beni… Per intensità, durata o estensione geografica, sono pari o superiori ai più gravi avvenuti nella storia… L’occorrenza di tali eventi nello stesso arco di tempo fa sorgere domande sul possibile legame con l’aumento previsto per la loro intensità e frequenza.
L’UNEP ha commissionato ai climatologi del Max Planck e della NASA una ricerca su quanto frenerebbe il riscaldamento globale l’abbassamento delle emissioni di metano dovute all’agricoltura: della fuliggine dovuta alla combustione di biomasse e conseguenti “nubi brune”; di aerosol inquinanti e dannosi per la salute. Gli effetti sulla temperatura risultano incerti, ma i benefici per le popolazioni esposte allo smog sono chiari. Inoltre le tecnologie sono già disponibili, costano poco, le possono adottare e produrre i paesi poveri, il che contribuirebbe al loro sviluppo e a salvaguardare l’ambiente. E, spera l’UNEP, i vantaggi evidenti in poco tempo renderebbero più accettabili gli interventi per limitare le emissioni di CO2.
Foto: siccità nel nord est della Cina.
(1) Su Nature del 17 febbraio è uscito il primo tentativo di distinguere “l’impronta umana” nelle alluvioni del novembre 2000 in Inghilterra e nel Galles.