NOTIZIE – 1000 secondi, ovvero 16 minuti e 40 secondi: questo è il tempo per cui i fisici dell’esperimento Alpha del Deceleratore di antiprotoni del Cern di Ginevra sono riusciti a mantenere “in vita” una manciata di antimateria. In particolare di tratta di atomi di antidrogeno, l’atomo di antimateria più semplice (come l’idrogeno è l’atomo più semplice di materia ordinaria). I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati pochi giorni fa su Nature Physics.
Non è la prima volta che i fisici del team di Alpha producono e catturano antimateria, ma la volta scorsa gli atomi di antidrogeno sono stati trattenuti solo per meno di due decimi di secondo. Il risultato di questi giorni invece rappresenta un importante passo avanti per poter studiare la natura dell’antimateria.
Secondo i fisici alla nascita del nostro Universo, il Big Bang, materia e antimateria esistevano in parti uguali (ogni atomo di materia aveva la sua contropartita in antimateria), ma a un certo punto la materia ha prevalso. I fisici da lungo tempo si interrogano su questa asimmetria che ha permesso l’esistenza del nostro Universo, e un passo come quello compiuto al Cern offre agli scienziati la possibilità di condurre analisi e misurazioni sugli atomi di antimateria.
Un aspetto importante del periodo relativamente lungo di confinamento degli atomi di antimateria ottenuto con questa ricerca è che dà loro il tempo di decadere nello stato energetico più basso (base). Gli atomi vengono infatti creati in uno stato energetico molto alto e sono fragili, non adatti alle misurazioni. Il rilassamento a uno stato base permetterà agli scienziati di condurre una serie di misurazioni per indagare su un tipo di simmetria nota con la sigla CPT (per carica, parità e tempo), fondamentale per comprendere la natura dell’antimateria in relazione alla materia – ed eventualmente comprendere perché la materia, nel nostro Universo, ha vinto sull’antimateria.
Le prime misurazioni sono pianificate già per questo anno. Si tratterà di una mappatura degli atomi di antidrogeno mediante una spettroscopia a microonde che permetterà di confrontarli con gli atomi di idrogeno ordinari.