NOTIZIE – Se domenica anche i cittadini tedeschi partecipassero al referendum sul nuclare voterebbero senz’altro “sì”. Ieri il ministro Phillip Roesler ha infatti confermato che la Germania ha approvato il progetto di legge che prevede l’abbandono del nucleare entro il 2022.
Un piano che prevede la sostituzione dell’energia nucleare, che oggi rappresenta il 23% dell’utilizzo tedesco, con quella ricavata da fonti rinnovabili e centrali eoliche offshore, accelerando la produzione nelle centrati a gas o a carbone, che entro il 2020 dovrebbe raggiungere il 35%. Almeno secondo i piani, che puntano anche alla promozione di una politica di risparmio energetico.
Le nove centrali oggi attive in Germania verranno chiuse gradualmente nel corso dei prossimi 11 anni. Lo stop per le prime tre arriverà nel 2015, 2017 e 2019, mentre tre verranno chiuse nel 2021 e le ultime fermeranno le attività nel 2022.
La proposta di legge segue la decisione di fermare 8 centrali nucleari per eseguire controlli di sicurezza, che Angela Merkel aveva imposto in seguito all’incidente di Fukushima. Come riporta Deutche Welle, questa nuova direzione del governo tedesco trova l’appoggio dei produttori di pannelli fotovoltaici e turbine eoliche che confidano nel mercato tedesco, a cui fa capo il 50% della produzione europea di pannelli fotovoltaici.
A mezzogiorno di ieri Eric Besson, ministro dell’industria, dell’energia e dell’economia digitale, ha pubblicato un tweet più che esplicito:
“La Germania è un paese sovrano. Ma le conseguenze della sua decisione sono europee. Chiedo una concertazione a Bruxelles”.
Besson si era già dichiarato contrario alle decisioni di Angela Merkel, nonostante anche l‘opinione pubblica francese stia mettendo in discussione l’utilizzo del nucleare come fonte primaria di energia. Secondo il sondaggio di IFOP, pubblicato il 5 giugno, il 62% dei francesi vorrebbe un progressivo abbandono del nucleare, ma la situazione in Francia è ben diversa da quella in Germania. Le centrali dei nostri vicini di casa sono ben 58 e producono il 73% del fabbisogno elettrico nazionale.
Adesso vediamo cosa risponderà Bruxelles.