LA VOCE DEL MASTER – Il professore Edzard Ernst, primo al mondo a ricevere l’incarico per la cattedra di medicina complementare e alternativa presso il Penisula College delle Università di Plymouth ed Exeter in Inghilterra, è diventato uno dei più acerrimi oppositori delle cure non convenzionali. Al termine di una carriera spesa a testare scientificamente la medicina complementare, alle soglie del pensionamento, Ernst è arrivato a un’amara conclusione: il 95 per cento dei trattamenti alternativi non funziona. L’omeopatia è completamente “inutile”, ha detto in una recente intervista su Nature (qui). L’approccio di Ernst nella valutazione dell’efficacia di un rimedio si può riassumere in un’espressione: “dimostrare di…”, invece di “dimostrare se…”. “Servirsi della scienza”, invece di “servire la scienza”.
Sin dagli inizi della sua carriera in Germania come medico interno presso l’ospedale omeopatico di Monaco, Ernst è stato affascinato dalla medicina alternativa e complementare praticando agopuntura, training autogeno, fitoterapia, omeopatia, massoterapia e manipolazione spinale. Successivamente si è specializzato nel campo della emoreologia (studio delle caratteristiche fisiche del sangue) e della medicina riabilitativa divenendo professore in medicina fisica a Vienna.
L’ambiente burocratizzato e statico dell’ospedale austriaco, lo ha spinto nel 1993 a presentare domanda per un posto da ricercatore in Inghilterra in una nuova disciplina: la medicina complementare, ritornando alla sua passione iniziale e applicando la sperimentazione clinica su manipolazione spinale ed agopuntura.
Diciotto anni dopo, centinaia di pubblicazioni alle spalle, congressi, libri, premi, Ernst ormai alle soglie del pensionamento è pronto a lasciare, come titola Nature, “un’eredità di scetticismo” sulla medicina alternativa
L’attenta valutazione degli studi sull’utilizzo delle tecniche complementari e la sperimentazione sul campo condotta con i metodi tradizionali (doppio cieco, studio randomizzato, placebo), lo hanno indotto a riconsiderare l’importanza e l’efficacia della propria disciplina. Già nel 2008 sul New Scientist (qui), affermò che appena il 5 per cento dei risultati della medicina alternativa è sostenuto da prove, facendo insorgere le comunità degli omeopati e dei chiropratici (due delle categorie aspramente criticate da Ernst), pronte a ribattezzarlo come “il flagello della medicina alternativa”.
A tre anni di distanza, Ernst ha generato dalle pagine di Nature un secondo uragano, la sua intervista è fra le news più commentate dell’ultimo mese. Ribadendo la visione critica della propria disciplina il professore accusa gran parte dei suoi colleghi di voler dimostrare a tutti i costi la correttezza delle loro idee più che cercare di comprendere se sono corrette. “Penso che questo sia un punto di partenza sbagliato”, ha detto Ernst: “C’è bisogno di fare più ricerca, ma più importante ancora è poter disporre di buona ricerca. Uno studio mal condotto fa più danni che nessuno studio”.
Secondo il professore la dura critica che il mondo della medicina alternativa riceve da parte della medicina tradizionale non deve essere rifiutata e calunniata ma accolta, accettata e metabolizzata. Il confronto, infatti, favorisce la crescita e il riconoscimento delle proprie ricerche da parte della comunità scientifica e con il consenso potrebbero crescere i finanziamenti che attualmente si attestano attorno all’1 per cento dei fondi del servizio sanitario americano, mentre ben il 20 per cento della popolazione statunitense utilizza i rimedi della medicina alternativa. Secondo Ernst, una ricerca economicamente sostenuta e scientificamente condotta può solo giovare al suo campo.
Nella critica al sistema e alle premesse metodologiche e concettuali della ricerca della medicina complementare, il professore non sconfessa le proprie ricerche. Al contrario ribadisce molte delle conquiste raggiunte in questi venti anni per la dimostrazione della verità scientifica dei benefici dell’agopuntura (per la cura della nausea o dell’osteoartrite) o dell’erba di San Giovanni (Hypericum perforatum, per la cura della depressione moderata), mentre con rammarico definisce inutile l’omeopatia. Ernst specifica: “Mi piacerebbe provare il contrario, dal momento che sono stato prima di tutto un omeopata. Sarebbe bello vincere il premio Nobel dimostrando che “nessuna molecola” può avere un effetto, ma le evidenze sono chiaramente contro”.
Dalle parole di Ernst trapela la tristezza della consapevolezza che il peggior nemico della medicina alternativa è la stessa medicina alternativa. Occorre, quindi, impegnarsi a seguire la strada della sperimentazione scientifica perché non esiste un’alternativa alla medicina se non la medicina stessa.