Dopo i risultati dell’esperimento CLOUD sui nuclei di condensazione delle nubi, sono stati pubblicati quelli di un altro gruppo ginevrino, ottenuti questa volta con un esperimento “sul campo”.
NOTIZIE – Sarà una specialità locale come la raclette? Al CERN di Ginevra sono stati misurati tassi e tempi dell’aggregazione di nanoparticelle e vapore acqueo a certe temperature e con un’energia equivalente a quella dei raggi cosmici galattici. In natura però i nuclei – gli aerosol – che innescano la formazione delle nubi sono molto più grossi e Stefano Henin, Jérôme Kasparian e altri fisici del gruppo di biofotonica all’università di Ginevra hanno progettato un esperimento per produrli in condizioni e grandezze reali. Nell’autunno del 2009 hanno installato sulla riva del Rodano un “sistema laser Teramobile capace di emettere terawatt in femtosecondi” oltre a svariati strumenti per rilevare gli effetti delle rapidissime pulsazioni del fascio laser sulla composizione chimica dell’aria. In condizioni meteo che andavano da 2 a 36° C e con un tasso di umidità dal 30 al 100%, a varie ore del giorno e della notte hanno sparato lampi di 270 femtosecondi l’uno per un totale di 133 ore. Chissà i vicini cos’avranno pensato, prove per una discoteca o per comunicare con gli alieni?
Se il tasso di umidità relativa era del 70% o più, scrivono su Nature Communications (articolo in open access), dall’azoto e dall’ozono presenti in atmosfera si formavano in un secondo particelle di acido nitrico attorno alle quasi si addensavano micro-gocce d’acqua stabili, di un micrometro di diametro. Dopo una serie di verifiche sul campo con e senza laser, e in laboratorio, hanno usato un modello teorico e calcolato che potrebbero accrescere del 20% il diametro delle gocce. -E invece restare sospese, cadrebbero a pioggia.
Piogge S.p.A.
Diversamente dal coordinatore dell’esperimento CLOUD (1), il gruppo non intendeva smentire l’effetto serra né rivoluzionare le scienze e i modelli del clima. L’idea iniziale era più modesta:
Dato l’impatto potenziale sull’agricoltura e altre attività umane decisive, molti sforzi sono stati dedicati al controllo locale delle precipitazioni. L’approccio più diffuso consiste nel disperdere in atmosfera piccole particelle di ghiaccio secco, di ioduro d’argento o di altri sali in atmosfera.
Un approccio già usato in Cina dallo stato e negli Stati Uniti da privati, costoso, inquinante e poco controllabile. Non che un laser Teramobile sia alla portata dell’agricoltore medio… e prima occorrono ulteriori ricerche per determinare tutta una serie di interazioni con le altre molecole dell’atmosfera, scrivono Stefano Henin et al. Con un po’ di ottimismo, pensano che un giorno fasci laser potrebbero far piovere quando serve per esempio nelle vallate o sulle coste aride dove compare una breve nebbia mattutina, oppure disperdere in gocce nano- e micrometriche quelle di una pioggia indesiderata. Nel frattempo hanno aggiunto un tassello alle conoscenze sulla nucleazione, proprio come i ricercatori dell’esperimento CLOUD.
(1) “E’ probabile che la teoria dei raggi cosmici spieghi dalla metà all’intero riscaldamento globale che abbiamo visto nell’ultimo secolo”, Jasper Kirkby, Physics Today, 26 novembre 1998. E’ quello che hanno riferito quasi tutti i media, per es. Repubblica del 25 agosto 2011: “Se la Terra si scalda non è perché riversiamo tonnellate di gas serra in atmosfera. Il responsabile è altrove, addirittura nello spazio” ecc. Da raffrontare con “Al momento, è impossibile parlare di un possibile effetto dei raggi cosmici sulle nubi e sul clima,” Jasper Kirkby, Nature, 24 agosto 2011.
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Nella foto: filamenti di plasma prodotti da un laser Teramobile.