AMBIENTE – Risultato dei tavoli di confronto da ricercatori, esperti, politici ed imprese, organizzati in occasione dell’Anno Internazionale delle Foreste (2011), il report “Living Forests” costituisce il documento centrale della campagna Wwf. La “Living Forests Campaign” si basa su un rapporto che getta uno guardo non solo sullo stato del verde nel mondo, ma si presenta anche come uno spunto per il futuro e risponde al desiderio che l’impronta lasciata dall’uomo sull’ambiente possa, prossimamente, rientrare all’interno dei limiti ecologici del pianeta. La cosiddetta “impronta ecologica” è la misura dell’impatto dell’uomo sull’ambiente ed al momento, stando alle misurazioni, stiamo eccedendo la biocapacità della Terra di oltre il 50%.
Il Wwf e i suoi partner scientifici hanno utilizzato due indicatori per misurare la salute del pianeta – il Living Planet Index, che misura i cambiamenti dell’ecosistema monitorando l’andamento di 2.500 specie, e l’Ecological Footprint, che invece riguarda lo sfruttamento di risorse e la capacità della Terra di assorbire la richiesta – e, come già sappiamo, i risultati hanno indicato che stiamo decisamente chiedendo troppo alla natura.
I risultati di questi indici sono, ovviamente, gli scenari peggiori immaginabili, quelli che ormai tutti conosciamo, ma all’interno del rapporto il Wwf propone anche uno scenario positivo, che può essere realizzato nonostante i pessimismi, raggiungendo la “Zero Net Deforestation and Forest Degradation (ZNDD)” entro il 2020. ZNDD? In poche parole niente più perdita di porzioni di foreste a causa della deforestazione e stop al declino della qualità delle foreste attraverso la loro degradazione. Nel caso, invece, il mondo non modificasse in alcun modo lo stile di vita, il Wwf prevede che entro il 2050 la popolazione mondiale crescerà superando i 9 miliardi di individui, sarà necessario produrre il 70% in più di alimenti, l’energia comincerà a scarseggiare fino ad esaurirsi del tutto in breve tempo. Così come le risorse idriche. La domanda di legname e fibre vegetali continuerà a crescere, ma non ci sarà più alcuna possibilità di soddisfarla.
È tecnicamente possibile raggiungere lo ZNDD nel 2020 senza un taglio completo di cibo e materiali, ma certo non senza sacrifici: “Il percorso da fare per raggiungere la ZNDD parte da una prospettiva globale – si legge nel report – e il successo dipenderà da ben più di pure azioni volontarie, anche se queste sono importanti. Saranno necessarie nuove leggi e politiche, un’implementazione delle norme esistenti, rigide misure restrittive contro la corruzione e, probabilmente, qualche decisione impopolare. Ma è necessaria un’estrema attenzione per riconciliare una visione del mondo che viene decisa dall’alto (top-down) con una prospettiva che sorge dal basso (bottom-up) e che riflette i bisogni, i desideri legittimi di autodeterminazione e il benessere dei 300 milioni di persone che vivono nelle foreste e del milione e più che da queste dipende direttamente. […] Le politiche locali andranno negoziate e il risultato sarà probabilmente un compromesso tra le necessità delle foreste e quelle della gente: in molti posti mettere fine alla deforestazione significa trovare delle opzioni alternative per la vita della popolazione locale”.
Ma è umanamente possibile ottenere energia 100% rinnovabile, senza sofferenza per l’ambiente? Secondo il Wwf sì: bioenergia prodotta da piantagioni da alberi a crescita veloce, realizzate in posti già degradati, o da semi vegetali piantati in zone che sono sufficientemente bagnate dalle piogge, per evitare un eccessivo consumo di acqua, possono diventare il nostro futuro sostenibile.