CRONACA – L’Italia investe poco nell’istruzione. La conferma arriva dall’ultimo rapporto Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulla scuola “Education at a Glance 2011“. Nel 2008 il nostro Paese ha destinato alla scuola e all’università solo il 4,8% del Pil contro una media dei Paesi Ocse del 6,1%. Tra i Paesi europei siamo nelle ultime posizioni della classifica: peggio di noi solo Slovacchia (4%) e Repubblica Ceca (4,5%).
Oltre a spendere poco per l’istruzione, l’Italia paga sempre meno anche gli insegnanti. Se dal 2000 al 2009 gli stipendi dei docenti nei Paesi Ocse sono aumentati del 7%, in Italia sono dimunuiti dell’1%. A tutti i liveli, dalla scuola elementare alle superiori, i docenti italiani sono pagati meno rispetto alla maggior parte dei colleghi degli altri Paesi Ocse. E anche a livello di carriera non va molto meglio. Un insegnante di scuola media raggiunge il livello retributivo più alto dopo 35 anni di servizio, contro i 24 anni della media Ocse. In generale, poi, in Italia un insegnante è pagato il 40% in meno rispetto a un altro lavoratore che abbia un livello di istruzione comparabile.
Dal punto di vista degli studenti, l’Ocse rileva un aumento negli ultimi 30 anni dell’accesso all’istruzione secondaria. Oggi in Italia più del 70% dei giovani trai 25 e 34 anni ha un diploma di istruzione secondaria superiore, una percentuale che, però, è di gran lunga inferiore alla media OCSE dell’81,5%.
Anche il tasso di laurea, cioè la percentuale di studenti universitari che arrivano alla laurea, è notevolmente inferiore alla media Ocse: 32,6% contro il 38,6%. E tra i percorsi di laurea preferiti prevalgono quelli in ambito umanistico, sociale, economico e giuridico.