CRONACA – Durante le stagioni di caccia in Canada, sono i cervi più timidi quelle che hanno maggiori probabilità di sopravvivere, mentre quelli più audaci finiscono per fare una brutta fine. Questi i risultati di una ricerca pubblicata sui Proceedings of the Royal Society B, che avanza l’ipotesi che le attività umane possono agire da forza selettiva anche sul “carattere” di alcune specie animali.
Un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Alberta, ad Edmonton in Canada, ha monitorato le abitudini (in fatto di spostamenti) e la probabilità di venire uccisi durante la stagione venatoria mettendo dei collari GPS a 122 esemplari di cervo americano (maschi e femmina). Alla fine della stagione 22 esemplari erano stati abbattuti dai cacciatori e secondo i dati registrati tipicamente più un cervo si muoveva e percorreva lunghe distanze, maggiore era la probabilità di essere uccisa.
Il pattern di comportamento tipico per ciascun animale (sempre in movimento o elusivo) era già identico prima dell’inizio della stagione di caccia, dunque deducono i ricercatori, si tratta di una caratteristica legata al temperamento dell’animale e non di una conseguenza della presenza di cacciatori. La tendenza era comunque più marcata nei maschi.
Questo effetto secondo gli autori potrebbe portare a una pressione selettiva che tenderebbe a favorire sul lungo periodo gli animali più timidi. Ma, aggiungono, potrebbe anche essere controbilanciata da altri fattori. Infatti bisognerà studiare se il carattere più “coraggioso” può essere una strategia che, al contrario che con i cacciatori umani, funziona meglio con i predatori naturali, come il lupo e l’orso. Altri fattori poi potrebbero confondersi e determinare quello che ci appare essere il carattere del cervo, per esempio l’età, lo stato di salute e di nutrizione.