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CULTURA

Cosa vi siete persi a febbraio

Una raccolta di cose interessanti scritte questo mese che potete aggiungere alle cose che non riuscirete a leggere il mese prossimo – ma almeno sapete che ci sono, e vi sentirete un poco in colpa a ignorarle.
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Bushmeat e l’effetto a catena nelle foreste tropicali

AMBIENTE - Gli ecosistemi naturali sono permeati da un fitta rete di interazioni, dirette e indirette, tra i diversi organismi che vi vivono. È stato infatti spesso mostrato come la perturbazione di un elemento possa comportate effetti inaspettati sulle altre componenti della comunità ecologica. In questi giorni la rivista Proceedings of the Royal Society of London B: Biological Sciences mostra uno straordinario esempio di come le attività umane che si abbattono su un componente della comunità biotica possano avere profonde conseguenze a cascata sull'intero ecosistema. Il caso in esame riguarda la caccia a scopo alimentare dei primati, incluse alcune antropomorfe, in Nigeria: come accade in diverse nazioni dell'Africa centrale, anche qui numerose specie di scimmie sono in rapido declino demografico a causa del continuo prelievo da parte delle popolazioni umane locali, che li chiamano bushmeat

Il cervo timido si salva la vita

CRONACA - Durante le stagioni di caccia in Canada, sono le alci più timide quelle che hanno maggiori probabilità di sopravvivere, mentre quelle più audaci finiscono per fare una brutta fine. Questi i risultati di una ricerca pubblicata sui Proceedings of the Royal Society B, che avanza l'ipotesi che le attività umane possono agire da forza selettiva anche sul "carattere" di alcune specie animali. CRONACA - Durante le stagioni di caccia in Canada, sono i cervi più timidi quelle che hanno maggiori probabilità di sopravvivere, mentre quelli più audaci finiscono per fare una brutta fine. Questi i risultati di una ricerca pubblicata sui Proceedings of the Royal Society B, che avanza l'ipotesi che le attività umane possono agire da forza selettiva anche sul "carattere" di alcune specie animali. Un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Alberta, ad Edmonton in Canada, ha monitorato le abitudini (in fatto di spostamenti) e la probabilità di venire uccisi durante la stagione venatoria mettendo dei collari GPS a 122 esemplari di cervo americano (maschi e femmina). Alla fine della stagione 22 esemplari erano stati abbattuti dai cacciatori e secondo i dati registrati tipicamente più un cervo si muoveva e percorreva lunghe distanze, maggiore era la probabilità di essere uccisa

Per colpa di Achab

LA VOCE DEL MASTER - La caccia commerciale alla balena grigia, che tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 ha sterminato decine di migliaia di esemplari, è stata probabilmente la causa principale della recente diminuzione della popolazione di questa specie. Lo suggerisce un nuovo studio, condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Elizabeth Alter della Stanford University e pubblicato su PLoS ONE. Anche se l’affermazione può sembrare ovvia, in realtà altre ricerche avevano ipotizzato che la diminuzione numerica fosse collegata a fenomeni precedenti alla caccia massiva della seconda metà del 1800. Erano stati considerati, infatti, fattori come l’influenza dei cambiamenti climatici (il “periodo caldo medioevale”, la “Piccola era glaciale”), la presenza di predatori (Orcinus orca) e il fatto che le popolazioni indigene avessero cacciato questa specie per 5000 anni

Più tigre che lupo

NOTIZIE - Il Tilacino, caro estinto, ERA un marsupiale. Talvolta viene anche chiamato lupo marsupiale o tigre della Tasmania ma un nuovo articolo sul Biology letters, lo avvicina decisamente più al secondo nome che al primo, dimostrando che l’animale era un predatore da posta, come i felidi, più che un inseguitore, come i canidi. Il tilacino è ufficialmente estinto dal 1936, data di morte dell’ultimo esemplare in cattività. Gli scienziati hanno a disposizione numerosi reperti ossei, ma fino a oggi la parte più studiata è stato il cranio, talmente simile a quello di un canide da trarre in inganno anche chi qualche rudimento di anatomia animale ce l’ha. Borja Figuerido e Christine Janis, della Brown University, hanno invece puntato l’attenzione sulle articolazioni delle zampe e le hanno comparate con quelle dei canidi e dei felidi attuali