CULTURA – Rivoluzionare il sistema educativo nel mondo. Con una modesta ambizione sono stati lanciati questo autunno i primi corsi gratuiti di edX, l’organizzazione fondata dalla Harvard University e dal Massachusetts Institute of Technology con lo scopo di sviluppare un sistema di insegnamento online di tipo interattivo.
Forse qualcuno ricorda gli improbabili corsi di matematica trasmessi anni fa a tarda notte su qualche canale televisivo italiano. Con un vecchio professore alla lavagna che non brillava certo per vitalità e un auditel prossimo allo zero. Ecco, niente di tutto questo.
Il progetto pilota di edX, chiamato MITx e testato la scorsa primavera, ha raccolto le iscrizioni di 155.000 studenti distribuiti in 160 paesi. Anche se il numero di studenti effettivamente arrivati a sostenere l’esame finale è sceso a 7.200, Anant Agarwal, presidente dell’organizzazione e docente del primo corso offerto, ha calcolato che ci sarebbero voluti 40 anni di insegnamento tradizionale per raggiungere la stessa cifra.
Le due università di Cambridge, al cui progetto si è unita lo scorso luglio anche l’università di Berkeley, non sono le uniche realtà del mondo accademico anglosassone a muoversi in questa direzione. Fondata lo scorso aprile dalla Stanford University, Coursera fornisce oggi quasi 200 corsi gratuiti online, dispensati da professori di 33 tra le più importanti università del mondo. In pochi mesi di attività, i suoi corsi sono stati seguiti da più di un milione di studenti.
Mentre la rapidità di diffusione dei corsi online fa riflettere i manager delle migliori università del mondo sul futuro dell’insegnamento accademico, a che punto sta l’Italia nella corsa alla scuola in digitale?
Le istituzioni sono lente, e allora il cambiamento arriva dal basso.
Se ne è parlato a Roma lo scorso 10 ottobre con iSchool, un incontro tra i protagonisti di diverse esperienze italiane che hanno cercato di introdurre l’innovazione nel nostro sistema scolastico.
Tra i progetti presentati c’è Oilproject, nata nel 2004 come scuola online gratuita di informatica e oggi la maggiore piattaforma per l’insegnamento libero in rete. Con oltre 400 corsi e 250.000 studenti nell’ultimo anno, il sito è un progetto aperto, che continua ad accogliere i contributi didattici di chi vuole partecipare, dall’elettrostatica alla letteratura inglese, da Aristotele alla teoria cellulare.
Molte le esperienze rappresentate a iSchool, dal tablet di Marco Iannacone studiato per aiutare l’apprendimento dei bambini dislessici al progetto FriuliAdd, promosso nel 2008 da un allora tredicenne Federico Morello per ridurre il digital divide e portare la banda larga nel suo paese, Sequals, in Friuli Venezia Giulia.
Lo ricorda Nicola Greco, 19 anni, tra i Top 10 Italian Digital Natives nominati da Wired: “La scuola non è più un edificio. La scuola è ovunque.”
Crediti immagine: CarbonNYC