CRONACA – Deve ancora essere chiuso il caso della carne di cavallo “imprevista” trovata in numerose derrate alimentari in giro per l’Europa, e in Italia torna a far notizia la sicurezza alimentare.
Ieri il Ministero della Salute ha emesso una nota dove dichiarava che in 27 campioni provenienti da cinghiali abbattuti nel territorio della Valsesia (Vercelli, Piemonte) durante l’ultima stagione di caccia (ora conclusasi) era stato rinvenuto l’isotopo radioattivo Cesio 137 in concentrazioni superiori alle soglie stabilite dai regolamenti Europei. I controlli sui campioni (lingua e diaframma) erano stati effettuati per testare la presenza di trichinellosi, una infezione da nematodi tipica dei suini. In seguito i laboratori specializzati del Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca della Radioattività nel Settore Zootecnico Veterinario dell’IZS di Puglia hanno confermato la presenza di elevate concentrazioni di Cesio 137 oltre, la soglia di 600 bq/Kg per 9 campioni su 10 (il decimo è intorno a 500 bq/Kg) e in queste ore i rimanenti 17 campioni sono sotto analisi del Centro di Referenza nazionale di Foggia.
Vista la situazione il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha attivato i Carabinieri del NAS e del NOE, e stamattina si è svolta la prima riunione presso l’Istituto Zooprofilattico di Torino con il Ministero collegato in videoconferenza.
La domanda è una sola: da dove viene il radionuclide?
L’ARPA smentisce l’ipotesi che la fonte possa essere la vicina centrale nucleare di Trino in disuso dal 1987, ma assieme al Ministero ricorda che il Cesio 137 potrebbe essere un’altra eredità degli anni ’80, ovvero l’incidente di Chernobyl del 1986. Questo isotopo è infatti tra i principali che si sono liberati nell’atmosfera e che sono stati trasportati sull’Europa dai venti. Ma come è possibile che a distanza di quasi 26 anni, vicina quindi al tempo di dimezzamento (30 anni) questi animali siano riusciti a contaminarsi così pesantemente? Come ben sanno i conservazionisti, i disastri ambientali possono avere portate decennali per via del fenomeno della bioaccumulo: il Cesio 137 entra rapidamente nelle reti trofiche dopo essere stato assorbito dal terreno da piante e funghi. Non occorre guardarsi troppo indietro per trovare casi analoghi: lo stesso isotopo è stato rilasciato massicciamente nell’atmosfera anche durante l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, e neanche due anni dopo si trovava, assieme al Cesio 134, in alcune popolazioni di tonni pinna blu in livelli 10 volte superiore al normale.
Le indagini, tuttavia, sono appena cominciate, e al momento la fonte rimane ignota.
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