JEKYLL – Se pensate che il mondo che vi sta attorno possa essere solo quello che vedete, forse non avete mai letto Alice nel Paese delle Meraviglie. E se vi ritenete troppo grandi per le favole, è probabile che non siate nemmeno dei fisici. Chi la fisica la ama, le prova un po’ tutte per convincere anche i più ostili che questa materia è in realtà meravigliosa. «Come la maggior parte dei fisici, siamo molto appassionati della nostra materia. E soffriamo un po’ della scarsa popolarità di cui gode», racconta a Oggiscienza Marina Carpineti, che alla Statale di Milano si occupa di fisica della materia e dei nuovi materiali, oltre che di gestire la comunicazione del suo dipartimento.
Carpineti e due suoi colleghi, Marco Giliberti e Nicola Ludwig, anche loro ricercatori del Dipartimento di Fisica, hanno deciso di mettere in piedi uno spettacolo sulla fisica: Alice 2.0 nel Paese dell’Energia, in scena dal 3 al 5 maggio al Piccolo Teatro Studio Expo di Milano. Liberamente ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie, è diretto dal regista Emiliano Bronzino. L’obiettivo? Trasmettere almeno un po’ della loro passione a chi andrà a vederli. «Abbiamo cercato un mezzo che permettesse di comunicare la fisica e al tempo stesso coinvolgesse emotivamente le persone. Il teatro è bello, ed è l’ideale proprio perché coinvolge le emozioni: solo così si riesce a trasmette l’emozione della ricerca», dice la ricercatrice della Statale.
Al pubblico spetta la parte di Alice, che all’improvviso si ritrova in un mondo diverso dal suo e incomprensibile. «Proprio come Alice, che quando arriva nel mondo delle Meraviglie si trova a vivere una realtà non sua, così speriamo che il pubblico precipiti in un mondo alla rovescia, e magari che entri anche un po’ in panico – si augura Carpineti. Lo spettacolo è molto interattivo, con giochi che coinvolgono il pubblico, guidandolo passo passo a comprendere dove si trova e cosa sta facendo. Il mondo dei “pazzi” che dicono cose incomprensibili, a poco a poco, diventa un mondo interessante e divertente».
I tre ricercatori-attori, che nella vita reale lavorano in campi diversi della fisica, sul palco rappresenteranno altrettanti modi in cui la fisica tratta il tema dell’energia. «Tra gravi in caduta libera, urti elastici ed esplosive reazioni chimiche, nel mondo dell’energia gli spettatori potranno interpretare la realtà in modi diversi e alternativi da quelli propinati dal senso comune, e farsi coinvolgere in quell’apparente caos in cui solo i tre ricercatori-attori sanno muoversi a proprio agio» si legge nel comunicato stampa.
Alice 2.0 nel Paese dell’Energia non è che l’ultimo, in ordine di tempo, degli spettacoli ideati dal gruppo di ricercatori, che da anni si cimenta in attività di comunicazione scientifica, dalle rappresentazioni per bambini ai libri divulgativi. Ma non è un po’ ostica da divulgare, la fisica? «È una materia che richiede molta dedizione – ammette Carpineti – ma non impossibile. Forse è semplicemente poco conosciuta, o viene male interpretata perché ne emergono solo alcuni aspetti. Perciò viene considerata una materia astrusa, lontano dalla vita di tutti i giorni, fredda, priva di coinvolgimento emotivo. Niente di più sbagliato. La fisica è una materia molto creativa. Bisogna avere la voglia di sperimentare e la fantasia di interpretare la realtà in modi diversi. Aspetti che di certo non vengono appresi a scuola».
Lo spettacolo, come i precedenti, non ha nessuna pretesa di insegnare la fisica o divulgarla. Alla fine della serata, quello che i ricercatori-attori sperano di ottenere è solo che «le persone escano da teatro con una nuova idea della fisica. E un pizzico di curiosità, che una volta tornati a casa li spinga ad approfondire certi argomenti. Già questo sarebbe un successo» conclude Marina Carpineti. «Magari a fine serata si scopre che la fisica non è poi così male».
Foto di apertura: una scena dello spettacolo