CRONACA – È grazie alla minaccia dei serpenti che i nostri antenati hanno evoluto capacità di visione così sofisticate: lo spiega un nuovo studio pubblicato su Pnas.
Già nel 2006 Lynne Isbell della University of California aveva proposto questa teoria in una pubblicazione, spiegando come i primati avessero evoluto una dettagliata visione a corto raggio proprio per riuscire a individuare ed evitare i serpenti con i quali condividevano l’habitat. L’ultimo studio, a opera di un gruppo di neuroscienziati della Toyama University e della University of Brasilia, ha dato nuova forza alle deduzioni di Isbell.
I ricercatori hanno infatti scoperto che nel cervello dei macachi Rhesus ci sono dei neuroni che rispondono specificamente alla visione dei serpenti, o a immagini che li raffigurano, anche se i primati non ne hanno mai visti prima. Queste cellule nervose serpente-sensibili, inoltre, sono molto più numerose e vantano una risposta più potente e rapida rispetto ad altre che si attivano di fronte a volti o zampe di altri macachi, oppure a immagini di forme geometriche. E questo è proprio l’opposto di quanto verrebbe spontaneo pensare, poiché data la nomea di animali sociali dei primati, gli scienziati si sarebbero aspettati un riconoscimento veloce prima di tutto nei confronti dei loro simili.
Secondo Isbell e i colleghi, è dunque probabile che i serpenti abbiano esercitato una pressione evolutiva molto forte sui primati. I mammiferi moderni e i serpenti sufficientemente grandi da mangiarli, infatti, si sono evoluti nello stesso periodo, circa 100 milioni di anni fa, e hanno dovuto dividersi e contendersi le risorse di un habitat comune costituito da foreste e praterie. In altre precedenti ricerche, gli scienziati avevano già osservato le reazioni dei primati alla vista dei serpenti: in questo caso, tuttavia, i macachi Rhesus erano stati cresciuti in un ambiente controllato e non erano mai venuti a contatto con dei serpenti prima dello studio, avvalorando ulteriormente la ricerca. L’attivazione dei neuroni serpente-sensibili, infatti, è avvenuta comunque molto rapidamente, il che ha fatto supporre ai ricercatori che i circuiti neurali che la determinano siano regolati a livello genetico.
Crediti immagine: Linda Tanner, Flickr