ECONOMIA – In attesa della versione completa del V rapporto IPCC, escono ricerche, rapporti e raccomandazioni che riguardano anche l’Italia e il suo buon governo.
Insieme a sociologi e geografi dell’università delle Hawaii, Camilo Mora ha aggiunto un’appendice al V rapporto, con un articolo su Nature che fa molto discutere. Per certi versi, non ha nulla di rivoluzionario: estrae dai modelli climatici l’anno in cui la temperatura media globale, per esempio, supererà i picchi degli ultimi 150 anni. Invece di calcolare la tendenza, come fan tutti, Mora et al. hanno calcolato il momento nel quale gli eventi ora considerati eccezionali smettono di esserlo e il clima “si diparte” dallo stato di variabilità attuale. Si tratta di un primo tentativo, imperfetto per definizione, ma i risultati più ottimisti sono comunque “una sveglia”, come dice Mora. Se si tiene conto dell’andamento di temperature, evaporazione, precipitazioni e acidificazione degli oceani, la “dipartita” inizia negli anni Quaranta, due decenni prima del previsto, due decenni in meno per prepararsi.
L’Istituto norvegese di meteorologia e il Consiglio scientifico delle accademie europee pubblicano Extreme Weather Events in Europe, un centinaio di pagine più aggiornate rispetto alle circa mille del V rapporto IPCC, che considera solo le ricerche pubblicate entro giugno 2012. In Europa sta già aumentando la frequenza e l’intensità degli eventi estremi, alluvioni e piogge in particolare, come sanno inglesi, belgi e francesi impegnati in questi giorni a riparare i danni dell’ennesima tempesta record. Come per le siccità nel sud-ovest, la situazione peggiorerà anche se i governi adottassero oggi una soluzione che riduce decisamente le emissioni di gas serra.
Al rapporto europeo ha contribuito anche Peter Höppe, un esperto della multinazionale Munich Re che assicura le assicurazioni e dispone dei loro dati sui costi dei disastri naturali e non. Questo spiega le tabelle su vittime e danni nel periodo 1980-2010 e le proiezioni degli impatti anche economici. Alcune previsioni riguardano un settore di attività o un singolo paese, mentre quelle per agricoltura, sanità e rischi idrogeologici riguardano l’intera Unione, così come le misure necessarie per affrontare intemperie da record quando diventano abituali.
I provvedimenti sono quelli auspicati nel Libro bianco della Commissione Europea e in Climate change, impacts and vulnerability in Europe dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Pianificazione territoriale prudente, adeguamento delle leggi, fiscalità dissuasiva per l’edilizia nelle zone a rischio, ammodernamento delle infrastrutture, maggior collaborazione degli enti pubblici nazionali e internazionali, e soprattutto comunicare bene ai cittadini, scienza, probabilità e rischi.
In 13 paesi dell’Unione esiste già un sito di “preparazione ai cambiamenti climatici”, come quello dei Paesi Bassi spesso citato come modello. Non in Italia. Forse per incoraggiare il governo, gli autori – nessun italiano – citano Niccolò Machiavelli :
E paragono la fortuna a uno di quei fiumi disastrosi che, quando s’infuriano, allagano pianure, abbattono alberi ed edifici, strappano masse di terra da una parte e le trascinano da un’altra; ciascuno fugge davanti a loro senza potervi opporre ripari in nessun modo. La consapevolezza che i fiumi siano fatti così non impedisce però che gli uomini, nei periodi di bel tempo, vi provvedano con ripari e con argini…
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Altre letture:
– Enrico Scoccimarro, ricercatore dell’INGV e del CMCC, spiega da Climateranti i modelli e le loro proiezioni per quanto e dove pioverà di più sull’area Euro-Mediterrranea;
– Su Nature, Scott Power et al. confermano la “robustezza” dei modelli per quanto riguarda la variabilità (naturale) delle precipitazioni causate dall’ENSO e smentiscono le malelingue…
– Sulle Geophysical Research Letters, Gifford Muller et al. ricostruiscono le temperature estive nell’Artico orientale fino a 120 mila anni: non è mai stato caldo come ora. Comunicato AGU-Università del Colorado a Boulder.
Crediti immagine: Frieda, Wikimedia Commons