AMBIENTE – “…devastazione e distruzione che mira a danneggiare o distruggere l’ecologia di aree geografiche a danno di tutte le forme di vita, umana, animale o vegetale…” così, nel 1970 a Washington, prima della Conferenza sulla guerra e sulla responsabilità nazionale, il professor Arthur Galston (lo scienziato la cui ricerca portò all’invenzione dell’Agente Arancio, il defogliante tossico che devastò il Vietnam) definì l’ecocidio, chiedendone il riconoscimento a livello internazionale.
Se n’è discusso per più di vent’anni in sedi istituzionali e all’interno delle università, tanto da inserire il reato di ecocidio nella bozza del Codice per i crimini contro la pace e la sicurezza del genere umano del 1993 (bozza precorritrice dello Statuto di Roma del 1998 che ha stabilito i crimini contro la pace).
Quando però lo Statuto di Roma venne adottato, l’ecocidio era scomparso dalla bozza.
Oggi un gruppo di giovani europei sta portando avanti l’iniziativa End Ecocide per raccogliere un milione di firme (attraverso il sito www.endecocide.eu) e far riconoscere l’ecocidio in Europa. Ne abbiamo parlato con Lucia Beltrame coordinatrice del progetto per l’Italia.
Come nasce Endecocide?
La nostra iniziativa prende spunto dall’idea dell’avvocato Polly Higgins che nel 2010 ha presentato la sua proposta alla Commissione del diritto internazionale delle Nazione Unite di includere l’ecocidio, il quinto crimine contro la pace, nello Statuto di Roma. Così nel 2012, Prisca Mertz, giovane tedesca che per anni ha lavorato per il Forum degli studenti europei, oggi responsabile di End Ecocide, ha deciso di provare a trasformare in realtà l’appello di Polly Higgins, attraverso lo strumento europeo dell’ICE.
Di cosa si tratta?
L’ICE è l’Iniziativa dei Cittadini Europei, ovvero una modalità attraverso la quale i cittadini dell’UE, raccogliendo un milione di firme entro un anno da un minimo di sette paesi diversi, possono proporre o suggerire nuovi emendamenti alla legislazione che la Commissione Europea ha il potere di cambiare e così ci siamo attivati per far riconoscere a livello legislativo l’ecocidio.
Qual è il vostro obiettivo?
I quattro reati contro la pace sono i crimini contro l’umanità, il genocidio, i crimini di guerra e i crimini di aggressione. L’unico riferimento rimasto dell’ecocidio si trova nell’Art.8, dello Statuto di Roma che parla di “danni diffusi, e duraturi e gravi all’ambiente naturale” però come crimini di guerra. Noi vogliamo che l’ecocidio venga riconosciuto anche in tempi di pace.
In particolare, quando parliamo di ecocidio, che cosa intendiamo?
Per ecocidio consideriamo la distruzione estensiva, il danno o la perdita di ecosistemi di un dato territorio da parte di agenti umani o altre cause a un livello tale da compromettere seriamente il pacifico godimento degli abitanti di questo territorio.
Quali sono i potenziali casi di ecocidio?
Ce ne sono diversi e sono ben descritti sul sito di End Ecocide. Comunque potremmo partire con la tanto discussa tecnica del fracking, la fratturazione idraulica, per estrarre idrocarburi come il gas naturale e il petrolio dal terreno, per passare al progetto delle sabbie bituminose di Alberta senza dimenticare la tecnologia nucleare, ma anche il problema a livello mondiale della moria delle api, o più in generale i casi di grandi inquinamenti ambientali, non ultimo il fenomeno globale dei cambiamenti climatici e tanto altro ancora.
Perché è tanto importante riconoscere legalmente l’ecocidio?
Attraverso il riconoscimento dell’ecocidio, i responsabili dei danni ambientali saranno puniti penalmente e non se la caveranno più solamente attraverso una multa. Inoltre chi causerà il danno sarà responsabile del ripristino ambientale dell’area interessata. Non da ultimo, l’ecocidio verrà riconoscito anche per i danni da grandi catastrofi naturali e questo permetterà di valutare le responsabilità degli Stati nella tutela del territorio e li costringerà al ripristino delle zone colpite.
Un milione di firme vanno raccolte entro il 21 gennaio, per adesso però hanno firmato in poco più di 80mila. Siamo molto lontani…
È vero siamo lontani ma sono convinta che prima o poi ce la faremo. Noi andremo avanti per la nostra strada, vedremo cosa succederà a fine gennaio e in caso ci ripoveremo, l’ecocidio va riconoscito.
Crediti immagine: End Ecodide