RICERCA – Nel corso dei decenni sono stati individuati diversi processi di formazione di nuove specie. Tra questi, i due principali meccanismi di speciazione di cui sono state portate innumerevoli evidenze sono quello allopatrico e quello simpatrico.
Il primo si verifica quando l’areale di una specie ancestrale viene suddiviso da una barriera ecologica e tra le due popolazioni risultanti si interrompe il flusso genico (può anche avvenire per dispersione di una parte della popolazione): dopo un certo periodo di tempo le due popolazioni potrebbero aver evoluto meccanismi di isolamento riproduttivo e non riconoscersi dunque come individui della stessa specie una volta tornate a vivere nello stesso ambiente. La speciazione simpatrica, invece, avviene in assenza di separazione geografica, ma mediante l’insorgenza di un polimorfismo nella popolazione originale che promuove un adattamento locale: in questo caso, sarà l’azione della selezione divergente (o disruptiva) a favorire gli individui adattati alle due nicchie diverse, mediante la controselezione degli ibridi.
Negli ultimi anni, però, stanno emergendo sempre più casi di speciazione dovuta alll’ibridazione tra specie diverse: molto comune tra le piante, la speciazione per ibridazione fino a pochi anni fa era ritenuta quasi impossibile tra gli animali (qualora si verificasse la fecondazione, si pongono spesso problemi di incompatibilità cromosomica durante la meiosi), ad esclusione di alcuni gruppi quali i pesci e gli uccelli. Ma con l’avvento sempre più prepotente della genetica comparata stanno emergendo diversi casi che riguardano mammiferi in natura (mentre il fenomeno è ampiamente noto tra le specie in cattività).
In questo contesto, si inserisce la notizia di questi giorni che è stata dimostrata l’esistenza del primo mammifero marino originatosi proprio per ibridazione tra due specie affini: la specie in questione è la stenella climene (Stenella clymene), un cetaceo odontoceto, che vive nell’Oceano Atlantico dalle coste dell’Africa fino a quelle di Sud America e Stati Uniti, le cui popolazioni fino ad alcune decine di anni fa si riteneva appartenessero alla specie stenella dal lungo rostro (Stenella longirostris). All’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, invece, analisi morfologiche ne hanno sancito l’appartenenza ad una specie a parte.
Oggi, da uno studio genetico che ha comparato sia geni nucleari che mitocondriali, pubblicato sulla rivista Plos One, apprendiamo che questa specie a parte è proprio il risultato dell’ibridazione di due specie affini, la stenella striata (Stenella coeruleoalba) e la stessa stenella dal lungo rostro. I risultati mostrano inoltre che le tre specie hanno un buon livello di isolamento riproduttivo, anche se sussistono ancora fenomeni di introgressione.
La scoperta, concludono i ricercatori, oltre a segnalare l’importanza di questo meccanismo di speciazione anche nei mammiferi di grosse dimensioni, potrebbe aprire le porte all’individuazione di ulteriori casi di questo tipo.
Crediti immagine: Keith Mullin (NOAA), Wikimedia Commons