RICERCA – Secondo una discussa ricerca pubblicata su Cell Metabolism da un gruppo dell’University of Southern California, guidato da Valter Longo, assumere grandi quantità di proteine animali tra i 50 e i 65 anni aumenterebbe il rischio di cancro tanto quanto lo aumenta il fumo, mentre dopo i 65 anni potrebbe invece avere effetti benefici. La notizia che diete troppo ricche di carne e formaggi non siano salutari non è certo nuova. I risultati di questo articolo però potrebbero da un lato far salire l’allarmismo, dall’altro sottolineare come, nelle diverse fasi della vita, le esigenze dell’organismo cambino e determinate abitudini alimentari possano avere effetti positivi o negativi a seconda dell’età.
Il lavoro si è svolto nel contesto del National Health and Nutrition Examination Survey e si basa su dati di oltre 6.300 persone, rappresentative della popolazione americana dai 50 anni in su. Il contenuto proteico di una dieta è considerato alto se almeno il 20% delle calorie arriva dalle proteine, moderato se la percentuale è compresa tra il 10% e il 19%, e basso se resta al di sotto del 10%. Le persone analizzate nello studio assumevano in media 1.823 calorie al giorno, di cui 51% provenienti da carboidrati, 33% da grassi e 16% da proteine. Inoltre, un terzo delle proteine assunte era di origine animale.
Dallo studio è emerso che coloro che seguivano una dieta ricca di proteine avevano un rischio di morte prematura maggiore di circa il 75% rispetto a quelli che seguivano una dieta con un basso contenuto proteico, soprattutto se le proteine erano di origine animale. Il rischio di morte era associato a malattie cardiovascolari, cancro e diabete. Nella fascia di età tra 50 e 65 anni, un eccesso di proteine animali sembrerebbe addirittura quadruplicare il rischio di morte per cancro, un danno equiparabile a quello di chi fuma 20 sigarette al giorno. Un paragone molto forte e molto contestato dai nutrizionisti.
Le proteine animali aumentano la quantità di IFG-1, un fattore di crescita che aiuta il nostro organismo a svilupparsi, ma che gioca un ruolo nell’insorgenza dei tumori e in diverse malattie. I livelli di IGF-1 però calano drasticamente dopo i 65 anni, portando a una potenziale fragilità e perdita di massa muscolare. Superata questa età critica seguire una dieta ricca di carne e latticini quindi conviene e rende meno suscettibili alle malattie.
Secondo Longo, “la maggior parte degli americani consuma il doppio delle proteine necessarie e pare ormai chiaro che è fondamentale, nella mezza età, ridurne la quantità. Senza esagerare, perché se si eccede all’opposto, eliminando il contenuto proteico dalla propria dieta, ci si ritrova in fretta denutriti e dunque più cagionevoli di salute”.
Molti nutrizionisti però invitano a prendere questo risultato con cautela. Un rapporto fra diete molto ricche di carne e rischio di cancro esiste sicuramente, ma secondo ricerche precedenti, come l’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition, che ha coinvolto circa mezzo milione di partecipanti, l’associazione è molto più debole.
Gunter Kuhnle, nutrizionista all’Università di Reading in un articolo sul quotidiano The Independent ha definito “sbagliato e potenzialmente pericoloso” il paragone tra gli effetti di carne e formaggio, e quelli del fumo. Secondo Kuhnle, questo confronto ha fatto guadagnare titoli accattivanti, attenzione mediatica e pubblicità, ma messaggi di questo tipo hanno ricadute dannose dal punto di vista della salute pubblica, poiché interferiscono con la comunicazione sulla corretta alimentazione e sui corretti stili di vita. Un fumatore potrebbe sentirsi in qualche modo legittimato a non smettere di fumare, o considerare un panino con prosciutto e formaggio tanto nocivo quante le sigarette, mentre sul fumo c’è una grande quantità di dati scientifici che indicano l’aumento del rischio di malattia. Ma soprattutto, il cibo è necessario, il fumo no.
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