WHAAT? Il venerdì casual della scienza – Gli odori sono una cosa meravigliosa (ok, non tutti). A chi non è mai capitato di emozionarsi un pochino, quando un profumo gli ha riportato alla mente, e al naso, il ricordo di un luogo, di un avvvenimento, di una persona? Be’, sappiate che succede anche al vostro cane, e considerata la portata del suo naso l’emozione è anche più intensa.
La scoperta è recente ed è stata pubblicata su Behavioural Processes: pare che un’area del cervello canino associata alla ricompensa risponda molto più intensamente ai profumi di esseri umani familiari rispetto a quelli di sconosciuti, ma anche rispetto all’odore di altri cani già incontrati. Sentendo l’odore naturale della vostra pelle o della colonia che usate abitualmente, insomma, si scatenerà nel cervello del vostro animale domestico un’immediata reazione emotiva. E non necessariamente si tratta di una risposta di tipo cognitivo.
Cani e odori
Coccole, cibo, passeggiata, una grattatina: la presenza di un essere umano conosciuto, e dunque il suo odore, vengono associati a cose positive. L’esperimento del team di Gregory Berns ha coinvolto cani di dodici razze diverse, tutti addestrati in modo che rimanessero perfettamente immobili durante la scansione con risonanza magnetica funzionale (fMRI). Nel frattempo sono stati loro sottoposti cinque diversi profumi, raccolti su garze sterili e sigillati: di questi uno arrivava dall’animale stesso, uno da un cane sconosciuto, uno da un cane dello stesso nucleo familiare e infine gli ultimi da due esseri umani, uno che viveva nella stessa casa del soggetto sotto studio e uno mai incontrato.
In alcune parti del cervello canino, come il bulbo olfattivo e il peduncolo (coinvolti nel rilevamento degli odori) i profumi hanno suscitato una risposta simile, mentre a livello del nucleo caudato l’attività cerebrale era significativamente più intensa per i profumi appartenenti a esseri umani familiari. “L’attivazione di questa particolare zona suggerisce non solo che i cani sono in grado di distinguere l’odore di umani familiari, ma anche che lo associano a pensieri positivi. Le risposte legate alla ricompensa sono dedicate agli esseri umani: se tale reazione si basi sul cibo, sul gioco o su una predisposizione genetica ancora non lo sappiamo”, commenta Berns. “Il fatto che i ‘donatori’ di profumo non fossero fisicamente presenti durante l’esperimento, tuttavia, dimostra che questi animali hanno rappresentazioni mentali di noi che persistono anche quando non ci siamo”.
Già nel 2012 Berns aveva guidato un team di ricerca nella cattura di immagini di un cervello canino “in allarme”, utilizzando la risonanza magnetica funzionale. Lo studio aveva mostrato che, a livello del nucleo caudato, c’era una risposta positiva da parte del cane di fronte alla mano umana che compiva il gesto di elargire cibo, molto diversa da quella che aveva luogo di fronte ad altre gestualità (non legate all’alimentazione). Negli esseri umani questa stessa area cerebrale è associata ai processi decisionali, di motivazione e di elaborazione delle emozioni. “L’olfatto è il più potente e probabilmente il più importante senso nei cani. Questo lo rende un ovvio punto di partenza per esplorare la cognizione sociale di questa specie”, commenta Mark Spivak, co-autore dello studio.
Future applicazioni del naso di cane
I cani studiati dal team di Berns che avevano ricevuto una formazione come cani di servizio (o venivano usati per la pet-therapy) hanno mostrato un’attivazione del nucleo caudato ancora maggiore quando percepivano l’odore di un essere umano familiare. Questa differenza potrebbe essere genetica, o anche semplicemente favorita dall’addestramento stesso dell’animale. “Faremo ulteriori ricerche per capire se possiamo sfruttare le tecniche di fMRI per identificare i cani più adatti per essere formati come animali da compagnia per i disabili”, spiega Berns.
Crediti immagine: Charlie Stinchcomb, Flickr