IL PARCO DELLE BUFALE – All’articolo dell’Espresso sui “trafficanti di virus”, la custode aggiunge informazioni inedite sull’associazione a delinquere che da oltre un decennio sparge epidemie di influenza aviaria a ignobile scopo di infame lucro.
Le diaboliche trame della capobanda sono iniziate nel 1998 con la messa a punto della strategia DIVA che, in caso di epidemia, consente di distinguere i polli vaccinati, e di risparmiarli, da quelli infetti che vanno uccisi. Come dimostra dalla distribuzione delle epidemie in Italia, DIVA ha salvato la vita ai milioni di polli iscritti a Scelta Civica, e nell’agosto-settembre scorso ha provocato la strage di quelli del PD in Emilia Romagna. I loro cadaveri non sono stati inceneriti, bensì arrostiti nel ristorante di Montecitorio cui l’innominabile li aveva venduti.
La collusione con Big Pharma è documentata da una lettera segreta sul settimanale Nature di cui il Parco è venuto in possesso. In essa, la capobanda e i suoi complici fingevano di creare una banca pubblica dei genomi per rompere le uova nel paniere ai trafficanti di virus. Chi li avrebbe comprati a peso d’oro dentro mattoni di ghiaccio, quando i geni determinanti erano già belli e annotati? In realtà, quella banca non è mai esistita.
Non paga di spennare così i laboratori del Terzo Mondo, la capobanda delinqueva ulteriormente ideando la strategia One World One Health. Prevede che medici e veterinari delle agenzie dell’ONU collaborino per impedire, per esempio, l’abuso di antibiotici negli allevamenti, e rallentare così l’evoluzione di patogeni resistenti ai farmaci. Sembrava un’altra rottura di uova. In realtà, tutti sapevano che i farmaci erano già inefficaci. Alla successiva epidemia di H7N1 A1V2 H5N1, tanto è uguale, per tutelare la salute propria e dei cittadini, i governanti hanno infatti comprato il vaccino prodotto dalla Genentech-Roche ditta dove lavorava il marito della capobanda, qui fotografata davanti alla villa e alla Ferrari acquistate con i proventi della truffa.
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