LIBRI – I bambini sono forse i più grandi amanti di storie del mondo. Non è importante che parlino di eroi greci, draghi, folletti o principesse, quello che conta è che abbiano un racconto interessante da narrare, voci di viaggi e di persone. Per questa ragione anche la vita di uno scienziato, di un matematico addirittura, può rivelarsi un’esplorazione incredibile anche per i più piccoli.
Sofia Kovalevskaja è certamente uno di questi personaggi, con un dottorato in matematica al tempo in cui alle donne non era nemmeno concesso iscriversi all’università. La sua storia è raccontata da Vichi De Marchi in La trottola di Sofia (Editoriale Scienza, 2014, dagli 11 anni), in cui l’autrice ripercorre la vita della piccola Sofia a partire dall’infanzia in Russia, dove viene sbeffeggiata da genitori e fratelli per la sua goffaggine. Ma è proprio grazie a loro che, senza saperlo, impara la matematica leggendo ogni sera prima di addormentarsi le strane sequenze di lettere e numeri dalla propria carta da parati, che altro non sono che vecchi appunti sulle derivate parziali, che per ragioni economiche erano finiti per diventare parte dell’arredamento.
Dalla Russia dunque, fino all’arrivo in Germania, a Heidelberg e poi a Berlino, dove Sofia viene notata nientemeno che da Karl Weierstrass, già maestro di personaggi di rilievo come Georg Cantor. Anche con incontri di questo calibro però, non è una storia facile quella di Sofia Kovalevskaja. È una vita ricca di momenti bui, di lutti e di sconfitte, oltre che di solitudine e di coraggio. «Non so se oggi sia andata bene, so però che è stato triste sentirmi così sola» scriverà nel suo diario non appena terminata la sua prima lezione universitaria come docente, a Stoccolma.
L’aspetto curioso di questo libro è che sebbene vengano introdotti, seppur in modo molto semplice, concetti matematici spesso ostici ai bambini, la voce narrante è quella di una giovane Sofia, che all’inizio del racconto ha grosso modo l’età dei lettori e che nel corso delle pagine diventa la prima donna dell’Europa moderna ad avere una cattedra universitaria, proprio grazie a una “trottola” molto particolare che le permise di battere gli altri concorrenti al posto di docente di matematica presso l’Università di Stoccolma la vigilia di Natale del 1888.
Una storia per tutti dunque: per affascinare i più piccoli e far riflettere i più grandi.
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