Peluche contro lo stress dei pinguini
Un peluche robot inviato speciale in Antartide per studiare i pinguini imperatore
RICERCA – Per studiare una colonia di pinguini minimizzando stress e interferenze negative, un team di ricercatori provenienti da Europa e Australia ha nascosto un lettore RFID telecomandato sotto le morbide fattezze di un pinguino di peluche, e ha affidato a questo robot peloso il monitoraggio degli animali.
Nello studio di questi uccelli si usano chip a radiofrequenza, simili a quelli utilizzati per cani e gatti. Per acquisire i dati, però, è necessario portare il lettore molto vicino al chip, non più di 60 centimetri, causando quindi stress agli animali, con rischi per la loro salute e per l’accuratezza della ricerca. L’idea di Yvon Le Maho e del suo gruppo è stata quella di mandare un robot a raccogliere i dati al posto di un umano. I risultati, pubblicati su Nature Methods, dimostrano che l’impatto del robot peluche è molto più basso rispetto a quello di un ricercatore in carne e ossa; sistemi del genere possono quindi essere in grado di monitorare i pinguini senza causare loro inutile stress.
Studiare gli animali selvatici riducendo al minimo il disturbo antropico è una sfida molto importante. Prima di arrivare al peluche, il gruppo di ricerca ha fatto diversi tentativi e creato cinque diversi prototipi.
Nel 2010, i ricercatori hanno messo un rivelatore di frequenza cardiaca su 34 pinguini reali delle Possession Islands, in Antartide, e registrato le reazioni all’avvicinarsi di una persona oppure di un rover telecomandato. Quando si trattava di un umano, i livelli di stress degli uccelli erano significativamente più alti e il battito cardiaco quattro volte più veloce rispetto all’avvicinarsi del rover, che invece causava una risposta simile a quella di un altro pinguino. Inoltre, se il robot si fermava gli animali lo ignoravano, mentre nel caso dell’essere umano l’agitazione dei pinguini continuava finché questo era a vista. Ripetendo l’esperimento con un gruppo di 158 pinguini imperatore, più grandi ma più timidi, si è visto che solo il 28% era in ansia in presenza del robot, mentre il 47% degli uccelli non aveva nessuna reazione e il 25% era addirittura incuriosito.
Quando poi il rover è stato mascherato da pinguino, il travestimento era così ben riuscito che gli adulti hanno tentato di comunicare con lui e sono rimasti molto delusi non ricevendo nessuna risposta.
Secondo i ricercatori, il peluche infiltrato potrebbe funzionare per studiare altri animali: gli sviluppatori del rover hanno infatti notato che anche gli elefanti marini non erano infastiditi dalla vettura. D’altronde animali spia sono già stati ampiamente utilizzati sia per scopi scientifici, sia per ottenere immagini sensazionali nei documentari naturalistici. Per esempio, alcuni ricercatori della Carnegie Mellon University, per analizzare la qualità dell’acqua in una zona inquinata dai rifiuti di circa 4000 ippopotami, hanno montato sensori su coccodrilli finti ma abbastanza credibili da subire attacchi dai “padroni di casa”, piuttosto territoriali e aggressivi. Anche in campo militare il biomimetismo è molto utilizzato: un altro animale robot è BioSwimmer, un finto tonno progettato dal Dipartimento della Sicurezza Interna degli USA per ricognizioni e monitoraggi subacquei.
La collezione più vasta di animali spia, però, è probabilmente quella usata da John Downer per i suoi documentari. Downer ha trasformato le sue telecamere in tartarughe marine, tonni, nautilus, uova, pinguini e molti altri animali, che a volte hanno ricevuto ottime accoglienze e altre volte hanno provocato divertenti equivoci e drammi di gelosia.
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Crediti immagine: Anne Fröhlich, Flickr