Riparata la prima fistola bronchiale grazie alle staminali
Succede a Milano, dove per la prima volta al mondo un paziente è guarito e sta riprendendo una vita normale
SALUTE – Se pensiamo alla medicina che si basa sull’uso delle cellule staminali come a un puzzle, possiamo dire che allo IEO di Milano è stato posto un nuovo tassello. Si tratta della possibilità di curare per la prima volta la fistola bronchiale, una ferita che può aprirsi nei bronchi successivamente a un intervento chirurgico ai polmoni. La novità è che qui curare significa per la prima volta riparare, rigenerare i tessuti in modo che la ferita si richiuda autonomamente e che il paziente possa riprendere una vita normale. Oggi infatti un intervento come questo è fortemente invalidante per la vita del paziente: significa tubi, macchinari, ospedalizzazione. Insomma, l’impossibilità di guarire e di riprendere una quotidianità.
L’equipe milanese è riuscita infatti a curare una persona affetta da fistola bronchiale riparando la ferita grazie all’infusione di cellule staminali. Un risultato unico al mondo per ora, e per questo pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, ma che secondo i ricercatori coinvolti rappresenta una svolta importantissima per chi soffre di questa malattia. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Spaggiari, uno dei medici che ha seguito il paziente fino alla completa guarigione.
“La fistola bronchiale – spiega Spaggiari – è sostanzialmente un buco nel bronco dopo la sua chiusura che può avvenire a seguito di un intervento chirurgico ai polmoni, come quello che si fa per eliminare un cancro. Quando si asporta parte di un polmone, oppure un polmone intero, è molto importante che i bronchi rimangano chiusi, e per questo si agisce chirurgicamente chiudendoli. Può succedere però che la chiusura non regga a lungo dopo l’intervento e che il bronco si riapra. Questo è un grosso problema perché si crea un contatto fra la bocca piena di batteri, e la pleura attraverso il bronco , che dovrebbe invece essere un ambiente sterile. In questi casi, se non si impedisse a questi batteri di passare dalla bocca alla pleura – precisa Spaggiari – il paziente rischierebbe la vita.”
Il problema però è che il tessuto bronchiale non è in grado di autoripararsi, di rimarginare la ferita, e per questo è necessario inserire un tubo nel torace del paziente, collegato a una macchina per controllare l’infezione della pleura. Una soluzione a oggi purtroppo permanente. “La chiave di volta per cambiare la vita di queste persone è una sola, autoriparazione – prosegue Spaggiari – in altre parole: cellule staminali. Abbiamo prelevato delle cellule staminali dallo stesso paziente affetto da fistola bronchiale, le abbiamo purificate e dopo due mesi sono state impiantate nel bronco. A quel punto le cellule hanno cominciato a riprodursi fino a riparare completamente la ferita. Oggi il paziente è a casa e ha ripreso una vita normale come prima dell’intervento.”
La tecnica in questione è frutto della collaborazione di medici provenienti da diverse realtà milanesi, oltre all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano: la Cell Factory della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano e cil Dipartimento di Scienze veterinarie per la salute, la produzione animale e la sicurezza alimentare dell’Università Statale, che ha sviluppato la fase di ricerca pre-clinica su modello animale.
“Il nostro è certamente un settore di nicchia – conclude Spaggiari – perché riguarda una specifica complicazione di un intervento chirurgico polmonare complesso, che solitamente viene eseguito in caso di cancro. Tuttavia l’idea di aver dato la possibilità a una persona giovane di riprendere una vita normale specie dopo un’esperienza difficile come quella di un tumore è per noi davvero importante e la consideriamo come un’apripista. Per l’implementazione di una tecnica come questa non è infatti sufficiente il successo il un unico caso clinico, ma è necessario mettere in piedi un protocollo vero e proprio. Sarà questo il nostro prossimo step.”
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