A dieta con i peperoncini
Una sostanza chimica presente nei peperoncini piccanti stimola la termogenesi e il consumo di energia: potrebbe presto diventare un importante aiuto nella lotta all'obesità
SALUTE – Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità almeno un terzo della popolazione mondiale è sovrappeso oppure obesa. Una stima che parla chiaro e mette queste problematiche di salute tra le attuali priorità sanitarie, in tutto il mondo. Proprio di recente abbiamo parlato di policy alimentari, di come mettersi a dieta nel modo giusto (e delle app che possono darci un aiutino) e di quanto ci costa l’obesità. La ricerca intanto prosegue e gli scienziati continuano a esplorare potenziali ausili per perdere peso in modo corretto: la più recente scoperta in tal senso riguarda la capsaicina.
Il nome può suonare poco familiare ma si tratta del principale composto chimico delle piante del genere Capsicum, ad esempio i peperoncini piccanti. Ed è tra i principali responsabili di questa piccantezza. Ma il suo potenziale non si ferma qui, perché la capsaicina potrebbe diventare un ausilio non da poco per le diete grazie al fatto che stimola la termogenesi e il consumo di energia, attivando i recettori vanilloidi chiamati TrpV1 che si trovano sulle cellule adipose (sia su quelle bianche che su quelle brune). Gli scienziati se ne sono accorti studiando il meccanismo su un campione di topi: i roditori che seguivano una dieta molto calorica integrata con la capsaicina non prendevano peso, mentre quelli che mangiavano allo stesso modo ma non avevano i recettori TrpV1 sì.
I ricercatori dell’Università del Wyoming guidati da Baskaran Thyagarajan hanno presentato i loro risultati proprio in questi giorni, durante il 59esimo meeting annuale della Biophysical Society. In base alle ricerche che hanno condotto finora (e che potrebbero in futuro essere portate avanti fino ai trial clinici) la capsaicina potrebbe essere di grande aiuto nella gestione del problema dell’obesità e di svariate altre complicazioni come il diabete di tipo 2, la pressione sanguigna elevata e le patologie cardiovascolari. Non è il caso che vi mettiate subito a masticare peperoncini insomma, ma il lavoro del gruppo di Thyagarajan merita di essere tenuto d’occhio nel prossimo futuro.
“L’obesità è determinata da uno sbilanciamento tra l’assunzione di calorie e la dissipazione di energia”, spiega Vivek Krishnan, che lavora nel laboratorio di Thyagarajan. “Nei nostri corpi le cellule adipose bianche accumulano energia mentre quelle brune funzionano da ‘macchinari’ termogenici per bruciare il grasso. Mangiare cibi ricchi di calorie e non fare sufficiente attività fisica determina uno sbilanciamento nel metabolismo che porta all’obesità”.
“L’obiettivo del nostro lavoro è comprendere meglio il meccanismo tramite il quale la capsaicina ‘combatte’ l’obesità, come anche aumentare le evidenze a sostegno di questo suo potenziale”, spiega il team di ricercatori. Mentre gli studi proseguono in questa direzione, Thyagarajan e i colleghi hanno già inviato una richiesta di brevetto per il potenziale sviluppo di un farmaco o una terapia che sfrutti in futuro la loro scoperta.
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