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Vino rosso contro l’obesità

No, non è una dieta miracolosa a base di brindisi. Ma secondo una nuova ricerca acini d'uva, succo e vino promuovono il metabolismo di grassi e zuccheri

5274534_05a58acc28_zSALUTE – Fa sempre piacere leggere ricerche dalle quali uno dei nostri alimenti o bevande preferiti esce come di ausilio alla salute. Il merito, quando ad esempio si parla di vino rosso o cioccolata, di solito è degli antiossidanti. In passato si è anche parlato dei benefici del caffè in materia di tumore al seno e Alzheimer. O anche, di recente, potrebbe esservi capitato di sentire che il luppolo (da non leggersi birra) fa bene alla memoria.

Eppure questi studi vanno spesso incontro a contrordini, o meglio: a volte non è del tutto chiaro a quali particolari composti siano dovute le proprietà benefiche, come ha confermato lo scorso anno un’indagine della Johns Hopkins University condotta sugli abitanti della valle del Chianti, che non ha trovato correlazione tra la concentrazione di resveratrolo (un antiossidante presente in vino rosso e cioccolata) nell’organismo e la ridotta incidenza di tumori o malattie dell’apparato cardiovascolare. Il beneficio c’è, insomma, ma si trova da un’altra parte. Ed è un beneficio che si estende anche al di là di cuore e circolazione, visto che a quanto pare il vino rosso, i polifenoli e gli estratti dei semi d’uva hanno effetti positivi anche quando si parla di salute orale: combattono i batteri che proliferano nella nostra bocca e aiutano a prevenire le carie.

Nell’estate del 2014 si è ri-parlato degli effetti positivi sulla salute del vino – sia rosso sia bianco – anche al congresso della European Society of Cardiology, durante la presentazione dello studio simpaticamente chiamato In vino veritas. Da questo studio è emerso che il vino sì fa bene all’apparato cardiovascolare, ma solo nelle persone che praticano attività fisica in modo regolare. Il che non stupisce: proprio come per le diete la ricetta magica non c’è, e un migliorato regime alimentare va di pari passo con la giusta dose di movimento.

Acini, succo e vino

Mentre ci si districa tra cosa fa bene e cosa no – quando in realtà quasi ogni ragionamento dovrebbe partire dalla parola chiave, ovvero moderazione – gli scienziati continuano a indagare le proprietà di molti alimenti e bevande. Come hanno fatto i ricercatori di tre università statunitensi (University of Florida, University of Nebraska, University of Oregon), che su The Journal of Nutritional Biochemistry ci danno un’ottima notizia: mangiare uva rossa o berne il succo o il vino potrebbe migliorare la salute delle persone sovrappeso, aiutandole a bruciare meglio i grassi. Gli acini scuri hanno un ruolo da giocare nella sfida sanitaria dell’obesità. E dei disordini metabolici che si porta dietro.

Neil Shay, biochimico e biologo molecolare tra i ricercatori che firmano lo studio, ha condotto gli esperimenti in laboratorio esponendo cellule umane provenienti dal fegato e adipociti agli estratti di quattro molecole naturalmente presenti nell’uva muscadina. Una di queste sostanze chimiche, l’acido ellagico, si è dimostrata particolarmente potente: la crescita degli adipociti già presenti è rallentata molto – come anche la formazione di nuove cellule adipose – mentre in quelle del fegato è aumentato il metabolismo degli acidi grassi.

No, non stiamo parlando di miracoli per perdere peso, precisa Shay. «Non abbiamo ancora scoperto, né ci aspettiamo succeda, che questi composti aiutano a perdere peso. Ma migliorando il consumo dei grassi, specialmente a livello epatico, potrebbe migliorare la funzionalità stessa del fegato». Quest’ultima scoperta è la continuazione di un lavoro che Shay porta avanti da parecchi anni: nel 2013 per esempio provò, insieme ai suoi studenti, a implementare la dieta di un gruppo di topi obesi con estratti degli acini di Pinot Nero.

Ogni giorno i topi – che mangiavano molto e si muovevano poco, uno stile di vita simile a quello delle persone obese che non fanno attività fisica ma vita sedentaria – consumavano estratti di Pinot Nero in una quantità corrispondente a una tazza e mezza di acini d’uva per un essere umano. Dopo dieci settimane di osservazioni i topi nutriti solamente con diete ad alto contenuto di grassi avevano sviluppato  la steatosi epatica (anche nota come fegato grasso) e mostravano i primi sintomi del diabete. Quelli che avevano ricevuto gli estratti d’uva, invece, avevano accumulato molto meno grasso a livello del fegato e il livello di zuccheri nel sangue era decisamente inferiore.

Fare la spesa per la salute

Anche in questo caso il protagonista era l’acido ellagico, che ha “ridotto” gli effetti negativi dell’alimentazione poco bilanciata. Quando Shay e i colleghi hanno analizzato i tessuti dei topi obesi che avevano mangiato anche l’estratto, hanno notato una maggior attività dei livelli di PPAR-alpha e PPAR-gamma, due proteine che agiscono nelle cellule proprio per metabolizzare grassi e zuccheri. L’ipotesi di Shay è che l’acido ellagico e altre sostanze chimiche si leghino ai recettori nucleari degli ormoni, portandoli ad attivare i geni che promuovono il metabolismo di grassi e zuccheri (è in base a questo meccanismo che agisce la maggior parte dei farmaci prescritti per ridurre il livello di zucchero nel sangue e i trigliceridi).

Mentre continua le sue ricerche, Shay ribadisce che lo scopo del lavoro non è trovare sostituti ai normali provvedimenti medici, ma guidare le persone a fare scelte consapevoli di fronte a cibi che si possono reperire con facilità e che hanno importanti benefici sulla salute. Compreso migliorare le funzioni metaboliche. «Vogliamo trovare ulteriori evidenze a sostegno del contributo per la salute di certi cibi. Se stessi facendo la spesa e sapessi che un certo frutto fa bene per una patologia che ti affligge, non lo compreresti?».

@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Crediti immagine: Martin Cathrae, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".