Batteri: un farmaco su due è inefficace
L'Italia fra i paesi con il più alto consumo di antibiotici, specie in veterinaria
SALUTE – “Il fenomeno è chiaro e distinto: man mano che passano gli anni risultiamo sempre più vulnerabili agli attacchi batterici e circa un farmaco su due si dimostra inefficace per combattere le infezioni. Questo perché assumiamo troppi antibiotici, o meglio facciamo uso di farmaci troppo potenti non appropriati o per un tempo più prolungato rispetto al necessario.” Ad affermarlo al termine del quinto Congresso Internazionale AMIT sulle malattie infettive, è Marco Tinelli, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Lodi e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
Un fenomeno allarmante, come lo definisce lo stesso Tinelli, le cui conseguenze si leggono nelle statistiche stesse fornite dalla Comunità Europea, secondo cui sarebbero oltre quattro milioni le persone colpite ogni anno da infezioni legate all’assistenza sanitaria e 147 mila di essi non riescono a superarle. Al primo posto le infezioni al polmone, il 20% del totale, seguite da quelle post-chirurgiche e da quelle urinarie (19%), dell’apparato circolatorio (10,7%) e gastrointestinali (7,7%). Per quanto riguarda i nemici veri e propri, i più pericolosi e che normalmente sono presenti nel per il nel nostro intestino senza dare problemi sono ancora oggi batteri come Escherichia Coli, Klebsiella Pneumoniae perché possono diventare i più resistenti agli antibiotici insieme agli Stafilococchi.
Nel nostro paese le cose non vanno affatto bene. Secondo uno studio della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) che verrà pubblicato di qui a breve, la metà dei ricoveri nelle unità operative di malattie infettive d’Italia sarebbe è dovuta proprio a infezioni batteriche, mentre anche solo vent’anni fa a spaventare maggiormente erano le infezioni di carattere virale, HIV in primis.
L’Italia, secondo le statistiche, sarebbe è uno dei paesi insieme alla Grecia con il più alto tasso di batteri resistenti a quasi tutti i farmaci, e questo proprio per un eccessivo consumo di antibiotici. Insieme a Belgio e Francia siamo infatti il paese con il più alto consumo di questi farmaci, e non solo in contesti ospedalieri o simili, ma anche nella nostra vita quotidiana, dieta compresa ma anche a livello domiciliare dove i pazienti vengono trattati secondo le prescrizioni dei medici di famiglia.
Sì perché un elemento che vale la pena mettere in luce è che qui non stiamo parlando solo dei farmaci che assumiamo noi esseri umani consapevolmente quando siamo malati, ma anche tutta quella caterva di antibiotici utilizzati in ambito veterinario, per esempio negli allevamenti. “Sono cose note da tempo, ma confermate anche di recente da uno studio pubblicato il 30 gennaio scorso redatto a sei tre mani dalle principali agenzie europee: per il controllo delle infezioni (ECDC) , per l’autorizzazione a nuovi farmaci (EMA) e per la sicurezza alimentare (EFSA) , e, proprio su questo problema” prosegue Tinelli. “Il bestiame che finisce al macello viene ancora oggi nonostante anni di discussioni, ha in corpo ancora trattato con troppi antibiotici.”
“Il nostro paese è inoltre quello dove ci si lava meno le mani e dove si utilizza la più bassa percentuale di salviette bagnate con l’alcol quando si tratta di entrare in luoghi come cliniche o ospedali – continua Tinelli – e non ci rendiamo conto che questo è un fattore determinante per lo sviluppo di infezioni, perché aumenta la probabilità di contagio del 50%.
Gli anziani che vivono all’interno di case di riposo o simili sono fra i più colpiti. In Europa si contano circa 117mila infezioni ogni giorno, per una durata media di 10 giorni. “Gli over 65 rappresentano assorbono il 70% delle prestazioni sanitarie a livello nazionale ed è quindi evidente che in questi soggetti un’infezione è molto più difficile da gestire sia per la particolare fragilità di queste persone ma anche perché già assumono una notevole quantità di altri farmaci” spiega Tinelli.
Per concludere quali sono per esempio i casi pratici in cui ha senso oggi parlare non di uso ma di abuso di antibiotici? “Un primo esempio riguarda gli interventi chirurgici – risponde Tinelli – per cui sarebbe sufficiente una copertura antibiotica di qualche ora, previa valutazione dei fattori di rischio, mentre di solito si somministrano antibiotici per periodi anche di 7 o 10 o 15 giorni. Se ne abusa anche nel trattamento di episodi come le cistiti, dove i pazienti vengono normalmente trattati per oltre una settimana, mentre basterebbero da 1 a 3 giorni di antibiotici. Il messaggio conclusivo è dunque il seguente: non prendiamone meno, prendiamone la giusta quantità al momento giusto.”
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