Troppo lavoro per i medici italiani, e la salute ne risente
2 intervistati su 10 dichiarano di avere problemi di sonno e il 40% soffre di malattie cardiovascolari. Sono i risultati dell'ultimo sondaggio Anaao-Assomed
SALUTE – Un imbuto. Se si guardano i dati dei vari report e sondaggi degli ultimi anni sull’attività e sullo stato di salute dei medici italiani non si può che pensare a un collo sottile, quello rappresentato da un personale medico sempre più ridotto all’osso e una richiesta via via crescente di assistenza sanitaria. Da un lato la popolazione invecchia, con il conseguente aumento dei pazienti con più malattie croniche, o con disturbi cardiocircolatori, e dall’altra la spending review lavora di accetta, con la conseguenza che anche la salute degli stessi medici italiani sembra risentirne.
A raccontarlo sono i risultati di un sondaggio condotto da Anaao- Assomed nei mesi scorsi e che ha coinvolto oltre 1900 medici da nord a sud della penisola e appartenenti a varie fasce d’età. Un carico di lavoro sempre maggiore che incide sulla salute di chi dovrebbe curare, dai problemi legati al metabolismo e al sonno fino alle malattie cardiocircolatorie.
Un medico su 4 dichiara di gestire dai 17 ai 22 pazienti al giorno e il 18% ha registrato l’anno precedente oltre 251 ore di straordinario, mentre un altro 20% oltre le 151. La metà dei medici intervistati ha dichiarato inoltre di non aver visto nessuna nuova assunzione del proprio reparto negli ultimi 5 anni.
Si lavora con troppi pazienti e per troppo tempo, con i conseguenti rischi, evidenziano gli esperti, sull’attività con il paziente. Come rilevava una ricerca precedente di Anaao dal titolo “Il lavoro ai tempi del Burn out”, un incremento eccessivo e prolungato dell’orario di lavoro sarebbe associato a un peggioramento oggettivo delle performance cognitive, specie quelle legate al fenomeno del burn out.
Ma non solo. Due medici su 5 fra gli intervistati hanno dichiarato infatti di soffrire di problemi cardiovascolari, e sempre 2 su 5 hanno problemi legati al sonno. Tra questi, un terzo soffre di sindrome da sonno ritardato e un altro terzo di insonnia.
Un altro dato significativo che emerge dal sondaggio riguarda la possibilità di conciliare vita lavorativa e vita privata, che a detta degli intervistati è sempre più complesso. Solo un medico su 4 dichiara di non avere problemi a gestire gli impegni privati e quelli lavorativi, ma il resto dei professionisti arranca.
Le cose sono destinate a migliorare nei prossimi anni? Pare di no. Secondo alcuni dati sempre forniti da Assomed qualche mese fa, da qui al 2023 il collo dell’imbuto si restringerà ancora di più. Se si confrontano le stime dei nuovi contratti nel prossimo decennio con i pensionamenti previsti, il saldo che emerge infatti, è fortemente negativo.
Insomma, a guardare questi dati ci si rende conto di quanto i capisaldi promossi per esempio dalla cosiddetta slow medicine, che si batte per un rispetto dei tempi della cura, rimettendo al centro la relazione fra professionista sanitario e paziente, per molti siano oggi purtroppo lontani dalla prassi quotidiana, e a quanto pare di qui in avanti lo saranno sempre di più.
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