Ventisei scienziati “alla corte” di Ban Ki-Moon
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SCIENCE & DIPLOMACY – La recente discussione sul ruolo di un consulente scientifico nell’Unione Europea (ne avevamo parlato qui e qui) e, in particolare, l’opzione di affidare il delicato compito a un panel di esperti, può trovare un precedente, seppur giovane, a livello mondiale. Oggi, infatti, si riunisce a Kuala Lumpur, in Malesia, il Comitato di Consulenza Scientifica del Segretario Generale delle Nazioni Unite, con il compito di aiutare e indirizzare Ban Ki-Moon nelle sue scelte politiche, fornendogli le informazioni più recenti delle ricerche scientifiche su determinati temi.
Il Comitato, come detto, è abbastanza recente. Fu istituito nel 2013 da Ban Ki-Moon ed è stato inaugurato a Berlino il 30 gennaio del 2014. Sotto l’ombrello amministrativo dell’UNESCO, il Board si compone di 26 illustri scienziati da tutto il mondo, che coprono una vasta gamma di discipline scientifiche, tra cui l’ingegneria e la tecnologia, le scienze sociali e umanistiche, l’etica, la salute, l’economia e le scienze agrarie, oltre ovviamente alle scienze naturali. Al momento dell’inaugurazione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite affermò che lo scopo di questo nuovo strumento era quello di riempire il vuoto comunicativo tra politica e scienza, poichè “siamo entrati in una nuova era, chiamata antropocene” per cui è necessario che la scienza aiuti a “capire il nostro ambiente, a proteggerlo ed a usarlo in modo saggio”.
Durante questa riunione, in particolare, si discuterà di tre temi principali: il data divide, ovvero quanto la scarsa quantità di dati disponibili e utilizzabili nei paesi in via di sviluppo rallenti la loro crescita; i rischi legati al cambiamento climatico (probabilmente, in realtà, si tratterà di fare un punto in attesa della COP di Parigi che dovrebbe definire un accordo post-Kyoto); la necessità di rafforzare strumenti di consulenza scientifica a tutti i livelli governativi.
Big Science
UNIONE EUROPEA – Si prospetta un’estate calda tra scienziati e Parlamento Europeo. Prima di tutto, la questione della sperimentazione animale, di cui avevamo già parlato. C’è poi un tema più tecnico, ma di assoluta importanza. Nei prossimi mesi, infatti, le istituzioni europee saranno impegnate a ridefinire le politiche sulla proprietà intellettuale, anche alla luce delle nuove tecnologie. Al centro del problema, principalmente, ci saranno le questioni legate al cosiddetto data mining, ovvero alla possibilità per i ricercatori di raccogliere dati dalle pubblicazioni precedenti. Oggi questa operazione è fortemente ostacolata dalle politiche di copyright dei maggiori editori scientifici, che infatti stanno già facendo un’ampia azione di lobbying affinchè le cose non mutino troppo.
Europa
FRANCIA – La caccia alle start-up è aperta da tempo. In una corsa quasi disperata per arrivare ai livelli statunitensi, i principali paesi europei stanno combattendo a colpi di sussidi, sgravi fiscali e incentivi al fine di creare un terreno fertile per le giovani aziende di creativi. L’ultima iniziativa in ordine di tempo è il programma francese “Tech Ticket“, appena lanciato. Un budget di 5 milioni di euro sarà distribuito sotto forma di contributi individuali da 12.000 euro ogni sei mesi (rinnovabili per una volta) e una location all’interno di uno dei tre maggiori incubatori parigini, dove verrà anche offerta assistenza per trovare ulteriori finanziamenti.
Dal Mondo
AUSTRALIA – “L’Australia sta scommettendo su idraulici e baristi, piuttosto che su scienziati e ricercatori, per guidare la nuova ondata di crescita economica”: questo è l’impietoso commento di Bloomberg sul recente taglio del 7% al budget nazionale destinato alla ricerca (un ulteriore 10% sarà tagliato nei prossimi 3 anni).
EMIRATI ARABI UNITI – Dubai, città di per sé già avveniristica, ha deciso di lanciarsi verso lo spazio. In questi giorni, infatti, è stato lanciato il Piano Strategico per l’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi Uniti. Mohammed bin Rashid Al Maktum, sceicco che è (contemporaneamente) Primo Ministro e Vice Presidente degli Emirati, nonchè emiro di Dubai, ha commentato così il varo del Piano: “La creazione di un vero e proprio settore spaziale negli Emirati Arabi Uniti, con tutte le risorse umane, le infrastrutture e la ricerca scientifica necessaria, è un obiettivo nazionale di primaria importanza”.
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