Dinosauri, le scoperte del 2015 (parte I)
Dal ritorno dei brontosauri a un database internazionale dei fossili, fino alla scoperta di un nuovo rettile carnivoro antichissimo
SPECIALI – Con il tanto atteso ritorno di Jurassic Park al cinema, la paleontologia è senza dubbio uno degli ambiti della scienza che in questi giorni sta destando maggior interesse. OggiScienza propone qui le principali scoperte degli ultimi mesi che riguardano proprio il mondo dei dinosauri.
Sì, pare sia stato un asteroide
Non c’è dubbio che la grande domanda che fa arrovellare i paleontologi è quando e come i dinosauri siano scomparsi dalla faccia della Terra. Le teorie sono molte e si basano tradizionalmente su fossili ritrovati in Nord America, sollevando la domanda se l’improvviso declino dei dinosauri nel continente americano fosse stato semplicemente una storia locale.
Oggi invece, grazie a una ricerca pubblicata a gennaio su ZooKeys da parte di un gruppo di ricercatori guidato da Zoltán Csiki-Sava dell’Universià di Bucarest, sappiamo che i dinosauri europei erano numerosi fino a 66 milioni di anni fa, proprio come in Nord America. Secondo gli autori dello studio, questa sarebbe una forte evidenza del fatto che la scomparsa repentina dei dinosauri in tutto il mondo sarebbe dovuta a un’unica causa, e questa causa potrebbe essere proprio un asteroide.
Un nuovo rettile più antico dei dinosauri
Si chiama Nundasuchus songeaensis, e sembra un dinosauro ma non lo è: si tratta di un rettile simile a un coccodrillo lungo 9 piedi e dai denti aguzzi, ma con gli arti simili a quelli di un dinosauro carnivoro. A classificarlo è stato Sterling Nesbitt, un ricercatore 32 enne presso il Virginia Polytechnic.
“Abbiamo scoperto lo scheletro parziale nel 2007, quando ero uno studente, ma ci sono voluti alcuni anni a mettere insieme le ossa da migliaia di pezzi”, racconta Nesbitt. “Anche se sono stati trovate un gran numero di ossa del suo scheletro, la maggior parte del cranio non è stato recuperato, nonostante tre viaggi al sito e più di mille ore trascorse a ripulire le ossa.”
Secondo gli archeologi, la scoperta, un vero e proprio “momento Eureka” per la paleontologia, rappresenta un passo importantissimo nella comprensione dell’albero genealogico dei rettili.
Nasce il primo database internazionale dei fossili
Vi siete mai chiesti esattamente quando un certo gruppo di piante o animali ha cominciato a evolversi? Il 24 febbraio scorso è stata lanciata una nuova risorsa per aiutare gli scienziati a rispondere a questo tipo di domande. Si tratta di Fossil Calibration Database, un archivio open access risultato di anni di lavoro da parte di un gruppo internazionale di scienziati. Più di venti i paleontologi, biologi molecolari, e programmatori provenienti da cinque paesi diversi hanno contribuito alla progettazione e realizzazione di questo nuovo database.
“Questa nuova risorsa – racconta Daniel Ksepka, uno degli scienziati che ha coordinato il progetto – fornirà i dati cruciali necessari per calibrare gli ‘orologi molecolari’ che possono aiutarci a rivelare le età di gruppi vegetali e animali di cui non possediamo un gran numero di fossili.”
Il Brontosauro è tornato!
Se si cerca “Brontosauro” su Wikipedia, si viene automaticamente rimbalzati sulla pagina dell’Apatosauro, il grande erbivoro. Fin da 1903 infatti ci si era basati sul fatto che le differenze tra i due fossero talmente esigue da non giustificare una classificazione separata. Da oggi però queste classificazioni dovranno essere cambiate, dal momento che uno studio pubblicato da un gruppo di paleontologi portoghesi dell’Università di Lisbona ha fornito la prova conclusiva che l’Apatosauro e il Brontosauro erano due animali differenti e dunque quest’ultimo va ripristinato come genere distinto. Grazie alle numerose nuove scoperte di dinosauri simili a Apatosaurus e Brontosaurus negli ultimi anni,i ricercatori hanno deciso di intraprendere una nuova indagine dettagliata per esaminare le similitudini e le differenze fra questi due antichi abitanti del pianeta Terra, notando con sorpresa che le differenze tra i due erano in realtà molte di più di quelle che normalmente si trovano tra le diverse specie.
Ecco come sono nati i mosasauri
Si tratta di rettili marini simili a enormi lucertole, vissuti in concomitanza con i più noti dinosauri durante il Cretaceo, ma la loro genesi nasconde molte domande e una di queste riguarda dove questi esemplari partorivano i loro piccoli. Fino a oggi si credeva che il parto avvenisse a riva, ma una nuova ricerca pubblicata in aprile su Palaeontology da un gruppo di ricercatori dell’Università di Yale ha mostrato invece che avvenivano in mare aperto. Analizzando campioni raccolti anche oltre 100 anni fa al largo delle coste, i paleontologi hanno osservato che la varietà di mascella e le caratteristiche dei denti di questi fossili potevano trovarsi solo nei mosasauri.
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