Il tuo gatto sa come ti senti?
Un po' ci piace considerarli creature indifferenti, ma a quanto pare se siamo felici o meno lo capiscono bene. Se poi gli importa davvero, forse non lo sapremo mai
WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – …Gatti!
Bene, ora che abbiamo la vostra attenzione possiamo parlare dell’ultimo studio pubblicato su Animal Cognition da Moriah Galvan e Jennifer Vonk, che hanno finalmente risposto alla domanda che ogni appassionato di felini (o estremista gattaro/a) si pone più volte nel corso della vita: il mio gatto (F. silvestris catus) sa come mi sento? Riesce a capire se sono triste o felice?
Sembra proprio di sì. Anche se gli irresistibili felini si sono guadagnati la nomea di creature egoiste e piuttosto indifferenti agli eventi umani, sono meno distaccati di quanto pensassimo e quando si tratta di leggere le nostre espressioni non hanno nulla da invidiare ai cani (che ci evitano volutamente quando si accorgono che siamo arrabbiati). Galvan e Vonk hanno osservato 12 gatti insieme ai padroni nella loro normale quotidianità, per scoprire come rispondevano agli stati d’animo del loro umano quando era gioioso, arrabbiato, corrucciato e via dicendo.
Di fronte a un umano sorridente il suo gatto si avvicina più volentieri ed è più propenso a fare le fusa, strofinarsi e saltare in braccio, facendosi coccolare accucciato sulle ginocchia. Al contrario, se l’umano è accigliato il gatto tenderà a mantenersi più a distanza o rimanere nei dintorni ma solo per poco.
Possiamo dedurne che i gatti sanno leggere le nostre espressioni facciali (oltre a riconoscere la nostra voce, seppur a volte infischiandosene)? Secondo i ricercatori decisamente sì, e imparano a farlo nel corso del tempo passato in nostra compagnia. Quando i 12 gatti sono stati messi a contatto con altrettanti umani estranei, per ripetere lo studio e confrontarlo con le reazioni osservate insieme ai padroni, si sono comportati in modo del tutto diverso. Senza fare distinzioni nel comportamento di fronte alle persone con un viso sorridente e a quelle con un’espressione accigliata.
Un po’ quasi ci piace pensarlo, ma alla fine i gatti non sono poi così indifferenti come li dipingiamo (schizzinosi sì però). Anche se va precisato che il saperci “decifrare” non necessariamente significa che provano empatia nei nostri confronti: più probabilmente, suggeriscono i due ricercatori, hanno imparato ad associare il nostro buon umore a un qualche tipo di ricompensa.
Tra l’altro decifrare i comportamenti dei gatti non è sempre così semplice, aggiungono Galvan e Vonk, perché oltre a manifestazioni come lo strofinamento e le fusa (che a volte un gatto fa anche per tranquillizzarsi nelle situazioni di disagio) esiste tutta una serie di movimenti in grado di comunicarci il suo stato d’animo. C’è ancora tanto da imparare sui gatti, a partire dalle loro capacità cognitive.
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