Saliva di zanzara e trasmissione di patogeni
La saliva degli insetti che si nutrono di sangue è un cocktail di molecole e quella delle zanzare può modulare la nostra risposta immunitaria
SALUTE – La stagione delle zanzare è ormai alle porte: ancora poche settimane e ci troveremo a lamentarci per le loro punture. Ma se per noi sono per lo più un semplice fastidio, in molti Paesi rappresentano un vero rischio per la salute. Attraverso le punture, le zanzare possono trasmettere patogeni responsabili di malattie che, ogni anno, causano centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo.
I ricercatori studiano da anni i meccanismi di trasmissione alla ricerca di un sistema di prevenzione. Anche la saliva di zanzara è in grado di influenzare la risposta dell’organismo all’infezione. Per questa ragione, gli scienziati del Baylor College of Medicine di Houston, in Texas, hanno analizzato in dettaglio la risposta immunitaria a punture di zanzare non infette, quindi in assenza di trasmissione del patogeno. Il loro studio, pubblicato la scorsa settimana sulla rivista PLOS Neglected Tropical Diseases, ha mostrato come vengono modulate l’attività di vare cellule del nostro sistema immunitario e i livelli di citochine (proteine coinvolte nella comunicazione fra le cellule dello stesso).
Lo studio degli scienziati statunitensi è il primo ad analizzare le risposte dell’organismo su un modello animale “umanizzato”, ossia che presenta le nostre stesse cellule immunitarie. I ricercatori hanno infatti lavorato su una linea di topi immuno-deficienti, prodotti da un altro laboratorio, a cui sono state iniettate cellule staminali ematopoietiche di origine umana. Cellule, cioè, in grado di differenziarsi nei componenti cellulari del nostro sistema immunitario.
I topi sono poi stati fatti pungere da zanzare non infette del genere Aedes, responsabile della trasmissione di virus come dengue, che causa la febbre omonima, e Zika. Infine, i ricercatori hanno prelevato campioni dei tessuti degli animali e li hanno analizzati tramite una tecnica molto sensibile, la citometria a flusso, nella quale la luce laser è sfruttata per rilevare, separare e caratterizzare le cellule in sospensione. I risultati hanno mostrato una risposta immunitaria complessa, in cui si attiva sia la cosiddetta risposta del tipo “Th1”, associata alla protezione da virus e parassiti, sia la “Th2”, più legata alle allergie. Gli scienziati hanno osservato anche una variazione nelle concentrazioni di un gran numero di citochine.
“Questo studio è il primo passaggio verso una dissezione puntuale della risposta immunitaria a proteine salivari delle zanzare Aedes“, commenta a OggiScienza Bruno Arcà, ricercatore dell’università La Sapienza di Roma che studia da oltre vent’anni i secreti salivari delle zanzare. “La saliva degli insetti ematofagi è un cocktail complesso composto da centinaia di molecole, altamente variabile nelle diverse famiglie e generi di insetti, che hanno la funzione di facilitare l’assunzione del pasto di sangue, ad esempio mediante anti-coagulanti, vasodilatatori e inibitori piastrinici”.
Tuttavia, prosegue l’esperto, “alcune molecole della saliva dell’ematofago attivano meccanismi che possono rendere più facile l’infezione da parte di virus, come dimostra un studio pubblicato a marzo sulla rivista Nature Immunology. Qui gli autori hanno identificato un particolare fattore salivare della zanzara Aedes aegypti in grado di facilitare l’infezione da parte del virus Zika e hanno dimostrato che bloccare questo fattore permette di ridurre l’infezione virale. Questo esempio illustra bene una serie di studi sulla saliva di artropodi ematofagi il cui scopo è di capire se e come sfruttare queste conoscenze per contrastare la trasmissione di malattie portate dalle zanzare o, più in generale, da artropodi ematofagi”, spiega Arcà.
Allo stesso tempo, è importante sottolineare che abbiamo ancora molto da imparare. “Per esempio, nel caso dei flebotomi (o pappataci), che possono fare da vettori per la leishmania, si è visto che topi mai esposti a punture dell’insetto sono più suscettibili all’infezione rispetto ad animali che invece sono stati precedentemente punti da flebotomi non infetti”, continua Arcà.
“In Paesi in cui la leishmaniosi o la malaria sono endemiche, le popolazioni sono continuamente esposte sia alle punture che al patogeno e acquisiscono nel tempo una immunità protettiva. Questo dipende sicuramente da un’esposizione continuativa e prolungata ai patogeni; non sappiamo però quanto l’esposizione alla saliva degli insetti contribuisca, in senso positivo o negativo, al meccanismo”.
Lo studio dei ricercatori del Baylor College of Medicine riporta un’analisi molto accurata degli effetti della saliva della zanzara Aedes aegypti sui livelli di citochine e sulla composizione di cellule immunitarie in alcuni distretti chiave come il midollo osseo. I loro risultati, sebbene non inaspettati, possono fare da base per ulteriori studi sulla risposta alla saliva e a singole proteine salivari, su cui si stanno concentrando ora gli autori. L’obiettivo resta quello di comprendere meglio una serie di meccanismi e verificare in che modo questa conoscenza possa essere utile per agire nella prevenzione e nel trattamento di queste malattie.
“Soprattutto per quanto riguarda la prevenzione”, conclude Arcà, “ci sono alcuni risultati promettenti nel caso dei flebotomi e la trasmissione della leishmania, con studi in fase avanzata di sperimentazione per lo sviluppo di vaccini che contengono proprio proteine salivari dei flebotomi, oltre che proteine derivate dal protozoo”.
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