ricercaSALUTE

Zecche e salute: come evitare conseguenze pericolose

Da una parte la borrelia, o malattia di Lyme, dall’altra la TBE. Iniziamo dalla prevenzione, controllandoci e quando possibile vaccinandoci

Le zecche veicolano patologie che possono avere conseguenze gravi. Partendo dall’abbigliamento, è bene essere cauti quando ci si reca in zone dove sono diffuse. Foto Pixabay

SALUTE- Secondo una ricerca danese pubblicata sul British Medical Journal, aver avuto nel corso della propria vita una diagnosi verificata di neuroborreliosi di Lyme non influisce sull’aspettativa di vita e sulle condizioni di salute future. È però emersa un’altra associazione: un rischio triplicato di sviluppare tumori della pelle ematologici, doppio di sviluppare tumori della pelle non melanoma.

Tra i pazienti dello studio diagnosticati tra il 1986 e il 2016, la mortalità tra quelli con neuroborreliosi di Lyme non era superiore rispetto alla popolazione generale. Nei cinque anni dopo la diagnosi, queste persone non si sono rivolte a un ospedale molto più spesso rispetto alla popolazione generale.

Tuttavia, questo non significa che una diagnosi di neuroborreliosi – e più in generale di malattia di Lyme – non porti con sé il rischio di conseguenze. Che, se non viene trattata correttamente, possono essere anche gravi.

Malattia di Lyme e neuroborreliosi

Il genere Borrelia comprende 37 specie. Tra queste, 12 possono trasmettere la malattia di Lyme o altre borreliosi. Isolata nel 1982 da Burgdorfer e Barbour, la Borrelia è stata riconosciuta come l’agente responsabile della malattia di Lyme, che era già stata identificata come entità patologica nel 1975, nella contea di Old Lyme in Connecticut, dalla quale prende il nome. La principale responsabile è la zecca, che può essere infetta e diventare vettore.

Una volta punti da una zecca infetta si può manifestare 1) nessuna infezione 2) un’infezione subclinica con sieroconversione oppure 3) il noto Eritema Migrante. Questo eritema ha una forma caratteristica che ricorda un “tiro al bersaglio” con un punto rosso al centro e un bordo circolare molto pronunciato; tende a ingrandirsi con il passare dei giorni, sparendo per poi ripresentarsi in altre parti del corpo. A volte è associato a un’infiammazione dei linfonodi anche lontana dall’area interessata.

Se viene curata subito con terapia antibiotica, la malattia di Lyme non degenera in conseguenze più gravi. Può capitare però che si estenda al sistema nervoso centrale, anche dopo anni dalla puntura, e in questo caso parliamo di neuroborelliosi. La malattia di Lyme può provocare disturbi neurologici precoci caratterizzati come artralgie migranti, mialgie, meningiti, polineuriti, linfocitoma cutaneo, miocarditi e disturbi della conduzione atrio-ventricolare.

Come riconoscere ed evitare una zecca

Non esiste un vaccino contro la borreliosi; oltre a intervenire con una terapia antibiotica tempestiva quando necessario, la cosa migliore da fare è evitare di recarsi in zone dove sono presenti le zecche – come tutte le aree alpine e prealpine al di sotto dei 1 400 metri – senza un abbigliamento adeguato.

È consigliato non lasciare zone del corpo esposte e controllarsi bene una volta tornati a casa, magari con l’aiuto di un’altra persona per le zone più difficilmente visibili (schiena e cuoio capelluto). La zecca è facilmente riconoscibile rispetto a qualsiasi neo: è nera e ha il corpo rotondo grande come una capocchia di spillo, con piccole zampette. La si trova attaccata alla pelle tramite la testa ma – se non siete sicuri di saperla estrarre nel modo corretto – è meglio recarsi al pronto soccorso. Il rischio di un’estrazione scorretta è che alcune parti del corpo della zecca rimangano attaccate.

C’è anche la TBE (ma possiamo vaccinarci)

Le zecche veicolano anche la meningoencefalite da zecca o TBE, una malattia di natura virale dovuta in particolare al Tick-Borne Encephalitis Virus (TBEV). Questo virus viene trasmesso da un altro genere di zecche, Ixodes. LA TBE può colpire il sistema nervoso centrale e/o periferico con un decorso serio e potenzialmente grave.

In questo caso fortunatamente il vaccino c’è e prevede la somministrazione di tre dosi, per via intramuscolare a intervalli periodici. A distanza di tre anni sarà poi necessario un richiamo; la protezione dal virus, in ogni caso, inizia a formarsi solamente dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino.

Segui Cristina Da Rold su Twitter

Leggi anche: Emergenza zecche in Friuli-Venezia Giulia

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su

Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.