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Il dinosauro sudafricano che si accovacciava come un gatto

Ledumahadi mafube era un “sauropodomorfo”, un’enorme creatura simile ai famosi brontosauri ma decisamente unica nel suo genere. Viveva in Sudafrica, 200 milioni di anni fa.

In occasione delle feste abbiamo pensato di occuparci di alcune scoperte interessanti pubblicate nel 2018 delle quali non avevamo ancora parlato. La rassegna continua con il Ledumahadi mafube!

Illustrazione di Viktor Radermacher, University of Witwatersrand.

ANIMALI – Nel 2018 sono state molte le scoperte e notizie scientifiche di spicco a livello nazionale e internazionale: i due macachi clonati come la pecora Dolly, i primi bambini geneticamente modificati con CRISPR, il cratere “nascosto” in Groenlandia, il ritorno del castoro in Italia e molte altre. Di alcune OggiScienza non si è occupata, perciò abbiamo pensato – mentre la fine dell’anno si avvicina – di riprendere una manciata delle scoperte che ci sembrano più interessanti. Tra queste figura l’enorme Ledumahadi mafube, un dinosauro che pesava quanto due elefanti africani e nel Giurassico inferiore viveva in quello che oggi è il Sudafrica.

Oltre alla stazza imponente, L. mafube aveva anche una caratteristica curiosa: arti anteriori più flessibili rispetto a molte altre specie di dinosauri noti, e che  i suoi scopritori hanno paragonato alle agili zampe di un gatto. Il nome, anch’esso curioso, significa “gigantesco fulmine all’alba” nella lingua sotho del Sud, quella attualmente in uso nella provincia sudafricana del Free State, dove sono stati trovati i resti del dinosauro.

Zampe feline per un gigante giurassico

La specie è simile ai sauropodi, i grossi dinosauri dal collo lungo tra i quali si annovera il famoso brontosauro, ed è stata datata a 200 milioni di anni fa. Ma tecnicamente, hanno spiegato i suoi scopritori sulle pagine di Current Biology, non è un sauropode. L’hanno invece chiamato “sauropodomorfo”, dall’aspetto quindi di sauropode e anch’esso erbivoro, ma ben più antico e grosso rispetto ai parenti che conoscevamo. I fossili ritrovati appartengono a quello che probabilmente era un esemplare già adulto, intorno ai 14 anni di età.

La particolarità di L. mafube sta proprio nelle zampe, enormi e solide ma anche diverse dalle zampe che i ricercatori conoscevano. Le anteriori erano flessibili nei movimenti e consentivano agli enormi dinosauri di assumere una posizione molto simile a quella che tutti osserviamo nei gatti, quasi accovacciata. Secondo gli autori dello studio questo non significa che la nuova specie camminasse in modo diverso rispetto a un brontosauro, ma al contempo aveva mantenuto un tratto considerato “primitivo” come zampe anteriori mobili.

Come si fa a capire come camminava una creatura vecchia di 200 milioni di anni, della quale ci restano solo ossa? Gli scienziati spiegano che negli animali che camminano poggiando il peso solo sugli arti posteriori troveremo gli anteriori più allungati e leggeri. Quelli che camminano posando tutte e quattro le zampe invece avranno le zampe anteriori egualmente solide, per sostenere tutto il peso distribuendolo in modo bilanciato.

Se le ricostruzioni dei ricercatori guidati dal paleontologo Blair McPhee sono corrette, si tratta di un’interessante nuovo punto per ripercorrere l’evoluzione dei dinosauri sauropodi. Gli eventi chiave, sottolineano gli esperti, potrebbero risalire a ben prima di quanto pensassimo ed essersi verificati in più momenti diversi.

Dall’acqua ai dinosauri

Le caratteristiche del nuovo dinosauro hanno stupito i suoi scopritori, ma trovarne i resti e riuscire a descriverlo non è stato un compito semplice. Soprattutto, non è stato rapido: ci sono voluti più di 20 anni, una lunga storia che ha avuto inizio con l’acqua.

Nel 1990 in Sudafrica prendeva il via un progetto chiamato Lesotho Highlands Water Project, il cui obiettivo era realizzare un sistema di infrastrutture per il trasporto dell’acqua nel paese e verso il suo “vicino”, il Lesotho. Proprio come accade quando si scava in città come Roma, dove ci si aspetta che frugare la terra possa svelare antichi resti e manufatti, anche nei siti di scavo sudafricani l’impresa responsabile della nuova infrastruttura si attendeva che sarebbe spuntato qualcosa. E per occuparsene ha assoldato il paleontologo James Kitching dell’Università di Witwatersrand, in Sudafrica, in modo che affiancasse le sue competenze al personale all’opera nell’enorme cantiere.

Non passò molto tempo prima che Kitching rinvenisse le gigantesche ossa di L. mafube, senza però immaginare che si trattava di una scoperta estremamente importante. Il paleontologo non era infatti troppo interessato ai dinosauri né si aspettava di fare ritrovamenti eclatanti in quel senso; era invece concentrato sui grandi mammiferi, la cui ricerca mise del tutto in ombra le ossa del sauropodomorfo, rimaste a prendere polvere nell’università fino al 2000.

Quell’anno Adam Yates, paleontologo presso la stessa istituzione, si interessò alle ossa dimenticate. Si recò nel sito del ritrovamento, ne trovò molte altre appartenenti allo stesso animale e coinvolse diversi colleghi nell’impresa di capire di cosa si trattava. Nel 2017, con moltissimi reperti alla mano, sono riusciti a descrivere il nuovo dinosauro.

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".