Dragons: la mostra di sauri vivi più grande al mondo
A Genova i colori e le forme di camaleonti, gechi, varani e iguane raccontano gli strabilianti adattamenti evolutivi dei rettili e il nostro dovere di proteggerli.
C’è tempo fino al 24 giugno 2019 per osservare la mostra “Dragons: il fantastico mondo dei Sauri”, allestita al Museo di Storia Naturale “Giacomo Doria” di Genova. Con 100 individui di 50 specie diverse, è la mostra scientifica con sauri vivi più grande al mondo e il capoluogo ligure rappresenta la prima assoluta.
La mostra Dragons è caratterizzata da un’ampia sezione di pannelli che da una parte raccontano il mondo dei sauri attraverso i miti e le leggende che li hanno visti antagonisti di eroi e santi nei secoli; dall’altra, con un approccio didattico, sono illustrati i sauri nella loro reale biologia: le variegate forme e colori rispecchiano gli adattamenti di oltre 6000 specie diffuse in tutto il Pianeta, ad eccezione dei freddi Poli.
I poteri speciali dei draghi
“Il nostro museo ha un rapporto storico coi rettili, ospitiamo nella nostra collezione zoologica, che vanta più di 4 milioni e mezzo di esemplari, ben 15.000 rettili rappresentanti 1.450 specie – sottolinea a OggiScienza Giuliano Doria, Direttore del Museo – tale materiale proviene sia dalle spedizioni del passato di esploratori legati al museo sia dagli scambi che Giacomo Doria fece con musei italiani e stranieri, proprio perché il fondatore fu un grande studioso di questa classe di animali”.
Un aspetto interessante della raccolta museale è la presenza di ben 160 olotipi di rettili, ossia di “esemplari utilizzati dagli studiosi per descrivere una nuova specie e quindi universamente riconosciuti come modello delle stesse”.
La presenza di animali vivi costituisce un grande richiamo per il pubblico e Genova assieme a Bolzano rappresentano le due città capofila italiane per questo genere di esposizioni, tuttavia il Direttore ci tiene a ricordare che al benessere animale è sempre rivolta particolare attenzione: “Tutti i rettili in mostra sono nati in cattività e per ciascuno sono state rispettate sia le esigenze di spazio, allestendo terrari su misura, sia quelle di habitat, prestando attenzione ai parametri ambientali come temperatura e umidità; i due curatori Sašo Čotar e Aleš Mlinar sono dei terrariofili specializzati riconosciuti in ambito internazionale, tanto che è capitato che la polizia abbia affidato nelle loro mani alcuni animali confiscati”.
Nei tempi antichi, dalle Americhe all’Europa, i draghi erano visti come creature spaventose che sputavano fuoco e che accumulavano tesori ed è un’immagine che raggiunge anche i giorni nostri con la narrativa fantasy. L’unica eccezione si ha in Cina, in cui il drago è simbolo di armonia, fortuna, saggezza. In realtà, le caratteristiche straordinarie in questo gruppo di rettili non mancano, ma non hanno nulla a che fare con la paura, bensì con la bellezza dell’evoluzione che vede i sauri protagonisti sulla Terra da ben 200 milioni di anni.
Ad esempio, i sauri usano la lingua come organo olfattivo: la estroflettono per catturare le particelle nell’aria e analizzarle sul palato grazie allo specializzato organo di Jacobson. Ciò consente loro di individuare il cibo, i compagni e i nemici. Sulla cima della testa hanno, invece, un “terzo occhio”, ossia l’organo parietale; non serve per vedere in senso stretto ma è un organo fotorecettore associato alla ghiandola pineale, corpo che regola il ritmo circadiano e produce ormoni per la termoregolazione. Ancora una curiosità, tutti i sauri – tranne i camaleonti – sono polifiodonti: cambiano i denti tutta la vita.
Sauri giganti e velenosi
Grandi accalcamenti si registrano davanti ai terrari dei sauri giganti. “Quello che mi colpisce di più è il Varano coccodrillo (Varanus salvadorii) – racconta il direttore – non solo perché coi suoi 240 cm è l’animale più grande in mostra, ma soprattutto per la sua storia, infatti, qui a Genova è conservato l’olotipo, descritto proprio da Giacomo Doria e da Wilhelm Peters 140 anni fa, fu proprio un esploratore del museo a scoprire questa specie nelle foreste della Nuova Guinea. Vederlo qui oggi, rende evidente che in questa mostra si racconta anche un legame tra passato e presente del museo”.
Sempre tra i sauri di notevoli dimensioni figurano il Tegu nero e bianco dell’Argentina (Salvator merianae), 140 cm; il Varano dalla coda blu (Varanus doreanus), 135 cm, animale poco conosciuto della Nuova Guinea, inconfondibile per il suo corpo grigio con ocelli giallastri e infine l’Iguana rinoceronte (Cyclura cornuta), 130 cm, abitante dell’isola di Hispaniola, così chiamata per via di piccoli tubercoli ossei presenti sul muso.
Anche i sauri velenosi riscuotono molto successo: “Abbiamo sia il Mostro di Gila (Heloderma suspectum) sia il Mostro di Gila del Messico (Heloderma horridum). Entrambe le specie hanno un morso non letale, ma molto doloroso per l’uomo, sia i varani che gli Elodermatidi non possono essere tenuti dai cittadini in Italia, in quanto catalogati dallo Stato come animali pericolosi per l’uomo, per questo il museo ha ottenuto dalla prefettura un permesso speciale in qualità di esposizione scientifica”, spiega Doria.
Gechi a pallini e camaleonti col casco
“I gechi spaziano per dimensioni e colori – illustra il curatore Sašo Čotar – come si può vedere, dal grigio a pallini rossi Geco del Tokai (Gekko gecko) che con i suoi 35 cm rappresenta uno dei gechi più grandi al mondo, al piccolo Geco blu elettrico (Lygodactylus williamsi) che non supera gli 8 cm. Quest’ultimo è endemico di una piccola zona della Tanzania ed è fortemente minacciato d’estinzione”.
Tra gli animali leggendari che si possono ammirare spicca il Basilisco (Basiliscus plumifrons). Contrariamente ai miti del Medioevo o alla saga di Harry Potter, questa lucertola ha un’indole tranquilla, affatto spaventosa ed è soprannominata “lucertola di Gesù Cristo”, per la sua capacità di correre letteralmente sull’acqua. “Questo le riesce perché compiendo scatti molto veloci con le sue zampe posteriori, crea sulla superficie delle bolle d’aria che la sostengono”, continua Čotar.
Anche i camaleonti appartengono al sottordine dei sauri. Catturano l’attenzione il Camaleonte velato (Chamaeleo calyptratus) originario della penisola arabica, dotato sulla testa di una protuberanza ossea, detta casco e il Camaleonte gigante malgascio (Furcifer Oustaleti), che non solo coi suoi 70 cm è una delle più grandi specie di camaleonte, ma “contraddice pure la regola che una livrea brillante spetti sempre ai maschi, infatti, sono proprio le femmine questa volta a essere le più colorate”.
Per gli animali più bizzarri vince l’Australia, dove si trova la singolare Lucertola dal collare (Chlamydosaurus kingii) – che per apparire più minacciosa spalanca una bocca colorata e dispiega il suo collare dalle squame rosso arancio – oppure il Dragone barbuto centrale (Pogona vitticeps) il cui colore ha una doppia funzione: “Aiuta nella regolazione della temperatura corporea e, abbinato a una serie di posture del corpo, serve per la comunicazione intraspecifica”, conclude Čotar.
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